ebook di Fulvio Romano

mercoledì 11 giugno 2014

Dopo la sentenza della Consulta novemila coppie pronte alla fecondazione "eterologa"

LA STAMPA

Italia

“Avere figli è un diritto”

Così la Consulta

ha bocciato la legge 40

Fecondazione: 9000 coppie pronte all’eterologa

Il divieto per le coppie sterili di ricorrere all’eterologa è incostituzionale perché lede la libertà fondamentale di una coppia di avere dei figli, crea disparità economica. In ogni caso non provoca alcun vuoto normativo.

Lo spiegano i giudici della Corte Costituzionale nelle motivazioni della sentenza dello scorso 9 aprile, depositata ieri, che ha dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione eterologa imposto dalla legge 40.

Dal giorno della sentenza l’attesa per la possibilità di ricorrere anche a questa tecnica è stata molto forte. Sono state circa 150 le chiamate arrivate in media ogni giorno ai 20 centri di studio e conservazione di ovociti e sperma umani che fanno capo al Cecos. E nell’ultimo mese le richieste sono anche raddoppiate. In totale ci sono 9mila coppie italiane infertili che vorrebbero avere un figlio e 11 coppie pronte a donare i loro gameti.

La pubblicazione della sentenza con le motivazioni era l’ultimo ostacolo. Da questo momenti i centri possono operare sulla base di quanto deciso dalla Corte Costituzionale.

I giudici hanno innanzitutto riconosciuto che la scelta di una coppia infertile «di formare una famiglia che abbia dei figli» è «espressione della fondamentale e generale libertà di autodeterminarsi». Un diritto quindi «incoercibile». Il ricorso all’eterologa è però consentito solo se non esistono alternative, e cioè «solo qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità e sia stato accertato il carattere assoluto delle stesse». La mancanza di alternative deve essere documentata da atto medico «e da questo certificate». Inoltre, come nel caso della fecondazione di tipo omologo, il ricorso all’eterologa «deve osservare i principi di gradualità e del consenso informato».

Un altro principio stabilito dalla Corte Costituzionale riguarda la provenienza genetica. «Non costituisce un imprescindibile requisito della famiglia stessa» e quindi per l’identità del bambino nato dopo una fecondazione eterologa si possono seguire le norme sulle adozioni.

A tutti quelli che ponevano il problema dell’assenza di norme creata dalla dichiarazione di incostituzionalità la Corte risponde che il pericolo non esiste e che comunque il suo potere è quello di sancire l’incostituzionalità delle leggi mentre «spetta alla saggezza del legislatore» eliminare eventuali vuoti «nel modo più sollecito ed opportuno».

In ogni caso i giudici della Corte Costituzionale ricordano che il divieto nei confronti dell’eterologa è recente, prima della legge 40, invece, l’applicazione delle tecniche di fecondazione eterologa era «lecita».

Che cosa accadrà a questo punto? I giudici ritengono che sia possibile un aggiornamento delle linee guida per porre un «limite ragionevolmente ridotto» al numero di donazioni possibili.

«Già da domani sarà possibile ricorrervi», risponde in modo netto Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni. «Ha efficacia immediata», sottolineano i legali delle coppie che hanno fatto ricorso alla Corte Costituzionale.

FLAVIA AMABILE


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