ebook di Fulvio Romano

venerdì 16 maggio 2014

Dopo 120 anni le ostriche tornano in Liguria

LA STAMPA

Italia

Il progetto nel Golfo dei Poeti

Le ostriche tornano in Liguria

Sfida alla Francia dopo 120 anni

L’obiettivo è ambizioso. Se non scalzare, almeno contrastare lo strapotere di “Belon”, “Marennes-Oléron”, “Cancale”, “Etel” e “Isigny” sui banchi delle pescherie e nei ristoranti. Così, dopo 120 anni, i miticoltori della Spezia sono tornati ad allevare le ostriche. «Ostriche della Spezia», curate e allevate nel Golfo dei Poeti, nella capitale delle cozze, a ridosso della diga foranea di fronte a Lerici. Frutto di mare, prelibato e ambito, simbolo di raffinatezza ma anche di dissolutezza, l’ostrica ha sempre avuto un fascino che va ben al di là della tavola. La letteratura è piena di aneddoti e leggende. Giacomo Casanova si alzava a tarda ora e, mentre la fanciulla di turno era ancora addormentata, si faceva subito servire per colazione un piatto opulento di 50 ostriche. Uno dei suoi passatempi preferiti era scambiarsi con un bacio le ostriche.

Ci sono voluti sette anni di tentativi, con la collaborazione dell’Università di Genova, della Regione e della Camera di Commercio, ma alla fine i soci della cooperativa spezzina (una sessantina su 86) sono riusciti a ottenere un prodotto di alto livello, dall’inconfondibile sapore mediterraneo, molto iodato, un po’ più salato rispetto alle “dolci” francesi.

Ma proprio per questo, assicurano gli esperti, più “veraci”. «E ciu bone», e più buone, ha sentenziato il comico Dario Vergassola alcuni giorni fa durante la prima degustazione pubblica nella sua città d’origine. «Un successo, non ce lo aspettavamo - racconta il responsabile amministrativo e commerciale della Cooperativa miticoltori spezzini, Federico Pinza - I tre quintali che avevamo portato in piazza per la degustazione sono spariti in un batter d’occhio».

La tradizione era iniziata nel 1887 a opera di un tarantino, Emanuele Albano, che però abbandonò presto l’avventura preferendo dedicarsi a cozze o mitili, pioniere di un’attività oggi fiorente alla Spezia. Basti dire che la cooperativa produce ogni anno 25 mila quintali di mitili che qui, come in tutta la Liguria, chiamano rigorosamente “muscoli”.

Nel 2007 Paolo Varrella, Manuele Carassale, Eugenio Borio e pochi altri soci della Cooperativa decidono di lanciarsi nella sfida di riproporre le ostriche del Golfo dei Poeti. «Il nostro mare è eccezionale, la tradizione c’era, perché non provarci? - racconta Varrella, protagonista ieri della prima presentazione a Genova dell’ostrica spezzina, presso l’Indarsena Oyster Bar nel Porto Antico, da dieci anni prima ostricheria della Liguria. La richiesta c’è: in Italia si importano ogni anno 500 tonnellate di ostriche, soprattutto dalla Francia. Dobbiamo farci conoscere e convincere i consumatori che il nostro prodotto non è secondo a quello francese. Ma per questo basta assaggiarle».

L’obiettivo per ora è di arrivare a 100 quintali. Un prodotto di nicchia, a chilometri 0, destinato a bar, ristoranti e banchi pesce selezionati di Liguria e Versilia. La speranza, però, è di sfondare sul mercato del Nord, sull’onda del successo del mangiare made in Italy.

Teodoro Chiarelli


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