LA STAMPA
Italia
«Quale complotto?
Berlusconi
si dimise perché
non aveva più i voti»
Della Vedova, da protagonista di quei giorni quando lei era Capogruppo di Futuro e Libertà per l’Italia alla Camera, a lei risulta che Berlusconi cadde per un complotto ordito a livello europeo? «No. La storia racconta una verità indiscutibile: il governo Berlusconi era già caduto, di fatto, un anno prima». Nel 2010? «Sì, precisamente a fine maggio, quando ci fu la rottura con Fini e con altri, come il sottoscritto, che uscirono da un Pdl incapace di democrazia interna e di riforme liberali». Berlusconi tirò avanti un altro anno senza di voi... «Esatto, con il soccorso dei Razzi e degli Scilipoti. Fu una lunga agonia, per il governo e per l’Italia, interrotta dall’esplodere della crisi finanziaria internazionale. Ma se vogliamo stare ai fatti, Berlusconi cadde non per le presunte manovre ai suoi danni perpetrate al vertice di Cannes, ma perché l’8 novembre 2011 gli mancarono i voti in Parlamento per approvare il Rendiconto dello Stato». L’ex ministro del Tesoro americano parla di fortissime pressioni europee, di un vero e proprio piano contro la nostra sovranità nazionale... «Geithner farebbe bene a fornire dettagli più precisi di ciò che sa. Se qualcuno ha immaginato un piano extra-istituzionale per far cadere un governo europeo legittimamente in carica, va individuato e sanzionato. A patto tuttavia di avere ben chiaro che quel piano non è stato mai messo in pratica. E chi c’era lo sa». Insomma, quel governo perché cadde? «Cadde per ragioni interne alla politica italiana. Poi è chiaro che tutte le persone di buonsenso, tanto in Europa che al di là dell’Atlantico, erano in grande allarme per le vicende italiane. Il rischio di un crac politico e finanziario stava sotto gli occhi di tutti. Perfino dello stesso Berlusconi». Il quale, in effetti, si dimise senza opporre resistenza. «E fece bene a ritirarsi, recandosi al Colle prima ancora di essere formalmente sfiduciato dal Parlamento. In quel modo ebbe il merito, che non può essergli negato, di spianare la via al suo successore». E perché gliene dovremmo essere grati? «Perché Monti mise in piedi un risanamento vero e strutturale. Senza i soldi del Fondo monetario e senza l’intervento della cosiddetta Trojka, che avrebbe limitato, quella sì, la nostra sovranità». [U. MAG.]