Italia
Il Premier
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Lo sprint di Renzi
per strappare
la quota del 33%
“Daspo a vita per i politici che prendono tangenti”
“Daspo a vita per i politici che prendono tangenti”
«Noi queste persone non le vogliamo più vedere nei palazzi pubblici, fanno il Daspo ai tifosi, ci vuole il Daspo per i politici che prendono tangenti, mai più, mai più!», urla Matteo Renzi quando dal palco di Forlì si rivolge, più che ai presenti, all’elettorato di un Beppe Grillo che dice di aver già vinto queste europee. Se ormai la sfida è chiaramente bipolare, «caro Beppe gufo, non si fischia l’inno nazionale», alza i toni il premier; se l’avversario Berlusconi resta il meno bersagliato nei suoi comizi, è perché il nemico da battere è solo il comico genovese: che al di là dei consensi reali che prenderà è già riuscito a far sentire il suo fiato sul collo dei democratici, pervasi in queste ore dal timore di una rimonta, o addirittura del testa a testa andato in scena alle politiche l’anno scorso.
I colonnelli del leader che girano il paese, che siano o meno di fede renziana doc, riportano la percezione di un Grillo in ascesa e in questo clima annuvolato che si fa strada un interrogativo sulla carta non meno insidioso per Renzi: visto come si stanno mettendo le cose, ce la farà il Pd a superare quella fatidica soglia del 33%, quella raggiunta nel 2008 da Veltroni che sancì il massimo livello ottenuto dalla sinistra negli ultimi trent’anni? Un interrogativo con ricadute molteplici, che si misureranno solo dopo il 26 maggio, ma che già ora vengono messi in preventivo dallo stato maggiore del partito. Tanto che i renziani più alti in grado non ne sottovalutano la portata quando prevedono che «alla fine il Pd andrà bene e vincerà ma si attesterà sotto il 33%». Facendo capire che l’obiettivo che fino a un mese fa era dato per scontato, cioè la vittoria, ora che la campagna si è incattivita è divenuto il target primario. Perché se la prima soglia psicologica è tornata quella del 30%, se il distacco da Grillo dovrà essere tangibile e non di misura, ve ne è una seconda che fino a poche settimane fa sembrava più alla portata: quella di uno sfondamento delle linee nemiche tale da poter fare il pieno anche nel blocco sociale moderato, pescando pure in quello grillino, facendo rientrare a casa i voti dispersi l’anno scorso a sinistra. «Purtroppo ormai pure gli 80 euro sono già dati per scontati dalla gente», ragiona il dalemiano Danilo Leva, uno dei promotori della nuova corrente di quarantenni ex diessini che fa capo al capogruppo Speranza. «E se resteremo ai livelli di Veltroni anche con un fuoriclasse della comunicazione quale è Renzi, vorrà dire che pure avendo l’asso pigliatutto non si riesce mai a sfondare in questo paese». Insomma, al di là del fatto che l’opposizione interna, se pur collaborativa, non vede l’ora di poter contare di più, «Renzi in quel caso capirà che non può far tutto da solo», il timore di non riuscire a sfondare il muro del suono sta contagiando i belligeranti all’opera sul campo. Dalla Sicilia, il segretario regionale Fausto Raciti, iscritto alla corrente lealista dei «giovani turchi», si compiace di aver riempito l’altra sera piazza Politeama a Palermo, ma non si nasconde la fatica di rastrellare consensi al sud. E sono tanti i fattori che non aiutano, dall’Expo al caso Genovese, tutta acqua al mulino di Grillo. Tanto più che chi governa da sempre è bersaglio di contestazioni e nella sua pedalata in salita il premier deve fare i conti nelle piazze con comitati in subbuglio come quelli degli alluvionati che ieri lo hanno accolto nelle sue trasferte emiliane. Così anche il bersaniano Nico Stumpo, tornato dalla Calabria, svela l’apprensione che «anche stavolta siano più di quanti pensassimo a voler dare un segnale». Un altro calabrese doc, l’ex Dc Gigi Meduri, è costernato dal fatto che questo segnale di protesta possa arrivare «da molta gente nostra, non ragazzi, ma professionisti e pensionati», con la scusa che si vota per le europee e non per le politiche. Ecco perché Renzi combatte ventre a terra per rastrellare i delusi del Pdl, quando attacca la Cgil si rivolge proprio a loro, è lì che vuol pescare. Mentre sulla presunta crescita dei 5stelle prova a sedare le ansie Maria Elena Boschi, perché «visto come sono andati i sondaggi alle ultime politiche, adesso, per precauzione, danno sondaggi altissimi per Grillo, così non sbagliano».
carlo bertini