ebook di Fulvio Romano

venerdì 16 maggio 2014

Sforbiciata agli stipendi RAI

LA STAMPA

Italia

Rai, sforbiciata

agli stipendi

di presidente e Dg

parola d’ordine «tagli». Questione che ha monopolizzato il dibattito sulla Rai da quando il governo Renzi ha deciso di recuperare 150 milioni di euro proprio dal canone della Tv pubblica. In chiave spending review, intanto, Viale Mazzini si porta avanti con il lavoro. Su proposta del dg Luigi Gubitosi, il cda ha deciso che il tetto massimo di 240mila euro imposto dall’esecutivo agli stipendi dei dirigenti pubblici si applicherà anche alla Rai. Proprio mentre, al Senato, piovono emendamenti trasversali per evitare la cura dimagrante (i 150 milioni) prescritta alla Tv di Stato dall’articolo 21 del dl Irpef.

Capitolo stipendi. La sforbiciata, approvata ieri dal Cda riguarderà, oltre al presidente Anna Maria Tarantola e al dg Gubitosi, anche altre 43 persone tra dirigenti e top manager. Come il vice dg Antonio Marano, l’ex dg Lorenza Lei, il direttore di Raiuno Giancarlo Leone e il direttore del Tg1 Mario Orfeo. Una misura che il Consiglio d’amministrazione della Rai ha votato «in via precauzionale». Motivo: il tetto di 240mila euro, comprendendo non solo gli stipendi ma anche i benefit, rende complesso il calcolo. Più semplice, invece, quello degli emolumenti dei circa 300 dirigenti: tre (tra cui Gubitosi che guadagna 650mila euro l’anno) percepiscono più di 500mila euro, uno tra 400 e 500mila, 4 tra 300 e 400mila, 34 tra 200 e 300mila, 190 tra 100 e 200mila, 68 al di sotto dei 100mila.

Dalla stanza del Cda di Viale Mazzini all’Aula del Senato, mentre il presidente della Vigilanza Roberto Fico continua a puntare il dito contro la «svendita» di Raiway, fioccano gli emendamenti alla norma del decreto Irpef che prevede la decurtazione di 150 milioni alle competenze dello Stato in favore della Rai per finanziare gli 80 euro di bonus in busta paga per 10 milioni di lavoratori dipendenti. Da quelli presentati da Pd, Lega e Sel, che puntano alla soppressione dell’articolo 21 del dl. Agli altri, firmati FI e M5S che ne chiedono la sostituzione con altre misure. Un altro emendamento, a firma Salvatore Margiotta (Pd), chiede invece di rimpiazzare il taglio di 150 milioni con il 50% del recupero dell’evasione del canone. Intanto, un’inchiesta de «L’Espresso» in edicola oggi rivela l’esistenza di tre inchieste (una dell’Antitrust e due della Procura di Roma) sugli sprechi della Tv pubblica.

antonio pitoni