ebook di Fulvio Romano

lunedì 19 maggio 2014

Come uscire dal pasticcio Tasi

LA STAMPA

Economia

Pasticcio Tasi, governo verso il rinvio

Versamento a luglio o settembre, il Tesoro sarebbe costretto ad anticipi di cassa. Oggi vertice tecnico

Sembra una maledizione. O forse è solo la dimostrazione del perché il Paese fa così fatica a riprendere la strada della crescita. Anche quest’anno il pagamento dell’Imu sulla prima casa - che nel frattempo ha cambiato nome e si chiama Tasi - sarà complicato. Se fino a giovedì il sindaco di Torino e presidente dell’Anci Piero Fassino escludeva categoricamente ogni rinvio, ora l’ipotesi ha ripreso quota. Con il passare delle ore la realtà prende il sopravvento: degli oltre ottomila sindaci italiani, solo un migliaio hanno già deliberato le aliquote della nuova tassa. Gli altri sembrano ormai troppo in ritardo per rispettare la scadenza fissata dalla nuova legge: il 23 maggio per l’approvazione delle delibere, il 31 per la pubblicazione sulle bacheche comunali. Il sottosegretario Graziano Delrio, intervistato ieri da Maria Latella a SkyTg24, non nasconde l’imbarazzo: «Questa è la prima applicazione della Tasi e ci saranno un po’ di difficoltà. Invitiamo i Comuni che non l’hanno già fatto a decidere alla svelta in modo da dare certezza. In queste ore si sta svolgendo un incontro fra i sindaci e il governo e penso che la settimana prossima daremo indicazione sulle scadenze da rispettare, se verrà chiesta una proroga o no. ».

Di chi è la responsabilità del pasticcio? In parte del governo, in parte dei Comuni. Il primo può far valere però una circostanza attenuante. Insediato a fine febbraio, ha dovuto fare i conti con la complicata eredità del governo Letta: gli ultimi decreti attuativi non risalgono che ad un mese fa. I sindaci possono lamentare il ritardo del governo, ma su di loro pende un sospetto: aver ritardato l’approvazione delle delibere per ragioni elettorali. Con le europee vanno al voto circa la metà dei Comuni italiani.

Come uscirne? Qui la risposta è più complicata. L’ipotesi più semplice - avanzata dal sottosegretario all’economia Enrico Zanetti e dal presidente Pd della Commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, è quella di rinviare tutti i pagamenti della prima rata al 16 settembre, e dare così tempo ai Comuni di deliberare sulle aliquote fino al 31 luglio. Questa ipotesi scontenterebbe i Comuni virtuosi, ma al momento è la più gettonata perché creerebbe meno pasticci da un punto di vista fiscale e contabile. Ha una controindicazione: costringerebbe il Tesoro ad anticipare ai Comuni i fondi necessari ad arrivare a settembre senza affanno. La seconda ipotesi, un po’ più complessa, è quella che propone Fassino: permettere ai Comuni che hanno deliberato le aliquote di procedere con le scadenze fissate (pagamento della prima rata il 16 giugno) e concedere il rinvio a settembre a tutti quelli - la gran parte - che invece la delibera non l’hanno applicata. La terza ipotesi è quella di un mini-rinvio di tutti i pagamenti di un mese, dal 16 giugno al 16 luglio. Già oggi ci dovrebbe essere un vertice tecnico per decidere il da farsi. La soluzione del rebus è complicata dal fatto che la nuova Tasi ha una clausola di salvaguardia che costringe i Comuni a non far pagare più di quanto non fosse previsto per l’Imu. L’attuale norma prevede infatti per i Comuni che non hanno deliberato in tempo l’applicazione dell’aliquota base - quella prevista dallo Stato - e il pagamento del conguaglio con la seconda rata di dicembre. Ma questo meccanismo potrebbe spingere alcuni a far pagare troppo sulla seconda casa, costringendoli alla fine dell’anno a concedere rimborsi. Il solito pasticcio all’italiana in barba alla certezza del diritto e delle regole. Delrio chiede «pazienza con i sindaci». In ogni caso è «l’inizio di una nuova fiscalità che dovrà rimanere tale». Tutti si augurano sia la volta buona.

alessandro barbera


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