ebook di Fulvio Romano

giovedì 8 maggio 2014

Apple. 68 milioni di benvenuto alla manager ( ecco perché costano così cari)

LA STAMPA

Economia

Apple, 68 milioni di dollari

per il benvenuto alla manager

Maxi-bonus d’ingresso per strappare la Ahrendts a Burberry

Era la donna più pagata della City, da ieri svetta pure nella classifica della Silicon Valley. Apple dà un benvenuto milionario alla sua nuova donna d’oro, Angela Ahrendts, già Ceo di Burberry, che ha appena assunto il ruolo di direttrice dei negozi e responsabile delle vendite sul web. Per il suo ingresso nell’azienda della Mela Angela riceverà 113 mila azioni, che al momento valgono circa 68 milioni di dollari. Un segnale chiarissimo: Cupertino scommette forte sulla cinquantatreenne americana. L’incentivo sarà distribuito nei prossimi quattro anni e solo al raggiungimento di determinati obiettivi, ma la prima tranche maturerà a giugno e vale poco meno di 10 milioni di dollari. Il tempismo della Ahrendts è stato perfetto: in questi giorni Apple è tornata al di sopra della soglia dei 600 dollari per azione per la prima volta dalla fine di ottobre 2012, spinta dai conti dell’ultimo trimestre,

Il pacchetto milionario è un premio al coraggio, perché Angela ha aperto una strada: nessun manager arrivato a livelli così alti aveva mai lasciato il mondo del lusso per l’hi-tech. Il caso di Paul Deneve, per due anni alla guida di Yves Saint Laurent e adesso a Cupertino, non fa testo: prima dell’esperienza nella maison francese, infatti, aveva lavorato per sette anni nella divisione europea del gruppo fondato da Steve Jobs.

Racconta il Financial Times che Angela ha un dono: tutto quello che tocca diventa oro. Durante il suo regno, durato otto anni, il valore delle azioni di Burberry è triplicato e Miss Ahrendts, in qualche modo, ne è diventato un simbolo, nonostante una vita trascorsa a dribblare il glamour. Nata in Indiana nel 1961, prima di sei figli, madre di tre, si è sposata giovanissima con il compagno di banco del liceo.

Si cuciva i vestiti da sola, Angela, fin da ragazzina non dormiva più di sei ore a notte. La corsa verso il successo è iniziata all’inizio degli Anni Ottanta a New York, negli studi della designer Donna Karan. È lì che ha stretto il patto di ferro con Christopher Bailey, che l’ha seguita fino alla vetta di Burberry. Insieme hanno trasformato l’azienda inglese in un colosso mondiale della moda e del lusso con un giro d’affari da 6,3 miliardi di sterline. La Ahrendts è una maniaca della meritocrazia e - nonostante nei suoi anni londinesi sia stata una delle sole tre donne chief executive a comparire nella lista del Ftse 100 - è nemica giurata delle quote rosa. «Quello che serve è semplicemente la persona migliore per il posto. Il genere non conta. Conta l’esperienza, la leadership e la visione».

Angela è in piedi tutte le mattine alle 4.35, macina utili e nuovi modelli finché, nel 2013, sul display dell’iPhone, compare un numero americano: dall’altra parte della cornetta c’è Tim Cook, gran capo di Apple. La proposta è impossibile da rifiutare. «Angela condivide i nostri valori e il nostro focus nell’innovazione e mette la nostra stessa attenzione ai clienti», dice il manager alla presentazione. Un’investitura che le apre le porte di uno degli uffici più importanti dell’azienda, da cui guiderà i negozi Apple: sono oltre 400 e secondo le ultime stime il fatturato medio per store è di 11,2 milioni dollari nell’ultimo trimestre 2013. Gioielli voluti da Steve Jobs, ricercatissimi anche dal punto di vista architettonico. Due esempi: il cubo di vetro sulla Quinta Strada a New York e il cilindro di vetro a Shanghai, brevettato per impedire che possa essere copiato da altre aziende.

giuseppe bottero


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