ebook di Fulvio Romano

mercoledì 4 novembre 2015

Vatileaks. “Costi del personale saliti del 30% e voli in elicottero da 23 mila euro”

LA STAMPA

Italia

Le finanze

Bergoglio strigliava i consulenti: rendiamo tutto questo più trasparente

I soldi della Santa Sede sono dispersi in mille rivoli, talmente ben mimetizzati che i consulenti del Vaticano chiamati da Francesco a mettere ordine hanno faticato non poco a raccapezzarsi. E lo stesso Pontefice a un certo punto è intervenuto per rimettere tutti in riga. La riunione, riservatissima, è stata registrata all’insaputa di tutti e la sbobinatura è finita nelle mani di Gianluigi Nuzzi. «Bisogna chiarire meglio - disse quindi il Papa - le finanze della Santa Sede e renderle più trasparenti». 

Trasparenza, ecco quel che il Papa chiede ai suoi cardinali. E risparmio. «Si è allargato troppo il numero dei dipendenti. Questo fatto crea un forte dispendio di soldi che può essere evitato. Il cardinal Calcagno mi ha detto che negli ultimi cinque anni c’è stato il 30 per cento di aumento nelle spese per i dipendenti. Lì qualcosa non va! Dobbiamo prendere in mano questo problema».

Sulle spese pazze, poi, la voce di Bergoglio si fa ancora più profonda. «Uno dei responsabili mi diceva: “Ma vengono con la fattura e allora dobbiamo pagare...” No, non si paga. Se una cosa è stata fatta senza un preventivo, senza autorizzazione, non si paga».

Spese folli, in effetti. Ventitremila euro è costato un volo in elicottero del cardinale Bertone, ad esempio, del febbraio 2012, da Roma alla Basilicata, per «attività di marketing svolte per conto dell’ospedale Bambino Gesù». Ed è giusto ricordare che la Finanziaria 2008 stanziò 50 milioni di euro al Bambino Gesù che si trovava in una grave crisi finanziaria. 

Sbalorditivi anche i conti dei postulatori per le cause dei santi. L’avvocato Andrea Ambrosi stacca parcelle da 70/80 mila euro all’anno per singola posizione di beatificazione. E ne segue decine. 

George Pell, il cardinale chiamato dall’Australia per raddrizzare le abitudini nefaste della curia, sarebbe caduto anche lui nell’orgia del lusso. «Centinaia di migliaia di euro per voli in business class - scrive Fittipaldi - vestiti su misura, mobili di pregio, perfino per un sottolavello da 4600 euro». In sei mesi hanno speso oltre mezzo milione di euro. 

I soldi delle elemosine, intanto, restano nei forzieri. L’Obolo di San Pietro, che dovrebbe convogliare l’aiuto dei fedeli per le opere di carità, ha un patrimonio di 378 milioni di euro. Ma ai poveri, alla fine, arriva poco o niente. L’Obolo è utilizzato per lo più a coprire le spese ordinarie e straordinarie dei dicasteri e delle istituzioni della curia romana.

Il ricchissimo Obolo è gestito direttamente dalla prima sezione della segreteria di Stato ed è stato il principale cruccio dei revisori dei conti chiamati da Francesco a rivedere i conti. Nuzzi è in grado di documentare le loro fatiche per rompere il muro del silenzio. Il presidente della Commissione, Zahra, ha scritto direttamente a Francesco il 16 gennaio 2014: «Santità, sono dispiaciuto di comunicarLe che la Vostra Commissione non è in grado di completare il quadro finanziario consolidato per via di una assenza di informazioni fondamentali. Noi abbiamo richiesto a Monsignor Parolin una lista dei conti bancari accesi dalla Segreteria di Stato, e l’elenco degli investimenti finanziari, al pari di ogni altra annotazione relativa all’Obolo di San Pietro, ma esse non sono mai arrivate». 

Lo Ior, a sua volta, gestisce quattro fondi di carità. Documenta Fittipaldi: i soldi finiscono in azioni e obbligazioni, non ai poveri. Il fondo nato per finanziare le Sante Messe, ad esempio, seppur con un saldo arrivato a 2,7 milioni di euro, nel 2014 ha girato ai sacerdoti di tutto il mondo «la minuscola cifra di 35 mila euro».