ebook di Fulvio Romano

lunedì 2 novembre 2015

I partiti ormai non esistono più, è l’era dell’uomo trasversale

LA STAMPA

Italia

Il caso Roma-Marchini e la politica senza destra e sinistra

Il sostegno del Pd e di buona parte di quello che fu il Pdl alla candidatura a sindaco di Alfio Marchini dice qualcosa di Roma e qualcosa della politica: i partiti, e specialmente nella loro espressione romana, sono a un punto di discredito che gli tocca di associarsi per resistere all’antipolitica, o meglio all’antipartitismo del movimento cinque stelle. Ma dice anche che siamo prossimi alla fine di quella strada lungo la quale i partiti si sono disgregati, con le loro strutture, le loro sistematiche dottrine, le loro contrapposizioni classiche. Certo, sono decenni che ci si domanda se abbia ancora un senso parlare di destra e sinistra, ma intanto Sofia Ventura, politologa dell’università di Bologna, offre la sintesi perfetta: «Marchini andrebbe benissimo sia come candidato di destra sia come candidato di sinistra, e infatti diventa il candidato di entrambe». Un altro titolato politologo dell’università bolognese (ma ha insegnato un po’ ovunque, compresa Harvard), e cioè Gianfranco Pasquino, crede dipenda innanzitutto dalle condizioni pietose dei partiti, «dissolti, spariti, i cui leader sono inquisiti o in dirittura d’arrivo per il carcere. E dunque si mettono alla ricerca di uomini della provvidenza, che siano ex commissari all’Expo, avvocati, magistrati, chirurghi, costruttori». 

E però questo sembrerebbe giusto un aspetto. Il presupposto è il tentativo di sopravvivenza di partiti in dominio negli ultimi due decenni, ma il risultato è che l’epilogo del bipolarismo è uno strano sincretismo senza stridore, se fa contenti lo si chiami «inciucio», ma l’impressione è che sia più naturale che subdolo. «Marchini è il candidato del partito nella nazione», dice Sofia Ventura per andare sul concreto, e non per niente gli si oppongono i cinque stelle che sono antisistema, la Lega che trae la sua ragione sociale da questioni territoriali, e i piccoli eredi delle grandi ideologie novecentesche: Sel e F.lli d’Italia. E’ da tanti anni che ci si interroga sull’estinzione o sulla profonda trasformazione della dialettica destra/sinistra, dice Pasquino, «ma proprio ora sto scrivendo un saggio su Norberto Bobbio (di cui è stato allievo, ndr), e rileggendolo mi sono rafforzato nell’idea che destra e sinistra esistano ancora. Gli elettori lo sanno e vanno alla ricerca di candidati e partiti di sinistra, se sono di sinistra, e all’opposto se sono di destra». È grosso modo dello stesso parere Sofia Ventura, (quasi) tutti sanno che la destra e la sinistra del Novecento sono evaporate, «ma visioni diverse resistono: se mi lasciate schematizzare parecchio, ci sarà chi è più di orientamento liberale e crede nel merito, e chi pensa serva un serio ruolo dello Stato e preferisce il solidarismo».

Il problema è che due orientamenti simili producono sfumature piuttosto che differenze, la distinzione dei cinque stelle, nati sulla convinzione che il popolo, sfruttato e turlupinato da un’enorme cupola, debba ribellarsi e mettere al potere uno qualunque e senz’altro farà meglio, è una distinzione molto più evidente.

Pasquino è persuaso che il successo dei grillini, e la loro immediata riconoscibilità, dipendano proprio dall’incapacità di governare dei partiti classici, «ma anche dalla loro incapacità di produrre programmi seri distinguendosi uno dall’altro». Sofia Ventura ci mette sopra il carico: «Non si vede in giro nessuno in grado di realizzare un’offerta partigiana». Poi chiamiamola destra e sinistra, o come si preferisce, ma è fisiologico che attorno a un problema si sviluppino almeno due soluzioni.

Non emerge niente di originale, o niente di netto, anche perché le decisioni vere si prendono fuori dai confini nazionali, ma è soprattutto lì, conclude Sofia Ventura, «che cogliamo la drammatica crisi di leadership di cui è vittima tutta Europa, e non soltanto l’Italia. Non c’è un capo che abbia una visione del mondo e la proponga». Le ideologie sono morte, e meno male. Il guaio è che mancano le idee.

mattia feltri