ebook di Fulvio Romano

mercoledì 11 novembre 2015

Indignato ante litteram rifiutava lo Stato Leviatano

LA STAMPA

Cultura


André Glucksmann è stato un intellettuale-brand e un immancabile protagonista delle querelle che infuocavano la «Repubblica delle lettere» parigina. Insomma, un esponente esemplare dei processi di personalizzazione, tipici della società dello spettacolo, applicati al mondo culturale. Ma il pensatore? Quintessenza del fast thinker semplificatore e «da tv», secondo Pierre Bourdieu (che detestava il «genere»). E, invece, secondo gli estimatori, il padre, nella Francia dell’impegno a senso unico, di una deuxième gauche approdata infine alla ideologia dei diritti umani (con correlato interventismo umanitario), non nella sua versione postmoderna, bensì in quella - da lui rivendicata - dei droits de l’homme

Autore di un testo importante sulla genealogia concettuale della guerra (Le discours de la guerre, 1968), filosofo politico dell’indignazione ante litteram, molto vocato alla comunicazione, dopo avere abbandonato il maoismo, Glucksmann con la corrente dei nouveaux philosophes assunse la guida di una sinistra antitotalitaria (e libertaria) concentrata soprattutto sul versante pratico della «battaglia delle idee». E che, a colpi di vittoriose strategie mediatiche, sottrasse lo scettro dell’antitotalitarismo a pensatori ben più complessi e anticipatori come Claude Lefort e Cornelius Castoriadis. 

Nelle non poche contraddizioni, a Glucksmann è sempre rimasta una stella polare (che aveva indotto Michel Foucault a convenire talvolta con lui): quella del rifiuto integrale dello Stato Leviatano che aveva insanguinato il Secolo breve. Da cui l’equiparazione tra comunismo e nazismo, «abiezioni gemelle»; e non solamente il rigetto di Platone e Hegel, ma la (parossistica) individuazione (in Les maîtres penseurs del ’77) di una matrice comune alla totalità del pensiero tedesco otto-novecentesco - da Fichte a Nietzsche, compreso perfino l’incolpevole Freud - che coincideva con il germe filosofico del totalitarismo. Dalla crisi dei boat people vietnamiti fino al sostegno a tutti gli interventi militari occidentali di questi ultimi decenni (dal Kosovo all’Iraq e alla Libia), Glucksmann si è fatto intransigentemente atlantista ed è rimasto sempre un alfiere delle minoranze etniche e culturali.

Massimiliano Panarari


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