Esteri
Record di vendite per il libro
Record di vendite per il libro
Lo si trova dappertutto, tranne dove dovrebbe essere. Ce n’è una copia adagiata sul tappeto di fiori davanti al Bataclan. Un’altra, sull’altare laico di place de la République. Un esemplare giace fra i bouquet e le candele fuori dalla «terrasse» sventrata di un locale mitragliato del boulevard Voltaire. E tanti altri li vedi nelle mani alla gente nel metro, ai tavolini dei caffè, sulle panchine, al minuto di silenzio di lunedì.
Il bestseller del momento è vecchio di mezzo secolo: «Festa mobile», l’autobiografia parigina di Ernest Hewingway. Gli unici posti dove si fa fatica a trovare il libro sono le librerie. Di regola, in Francia se ne vendono dieci copie al giorno; «adesso, 500», racconta David Ducreux dell’ufficio stampa dell’editore «Folio» che lo sta ristampando freneticamente.
Benedetta Francia. La cultura prima di tutto, sempre. Ogni tragedia rilancia un classico. Dopo il macello a «Charlie Hebdo», fu il «Trattato sulla tolleranza» di Voltaire: 120 mila copie vendute, la Ragione che trionfa del fanatismo. Adesso tocca alle memorie di Hemingway sui favolosi Venti, gli «anni folli», «la Parigi della nostra giovinezza, quando eravamo molto poveri e molto felici». Mercoledì, il libro era in testa alla classifica di vendita della sezione «biografie» di Amazon e la trasmissione letteraria di France 5 «La grande librairie» gli ha dedicato la puntata di ieri sera.
Molto ha contributo l’enorme successo di un’intervista di Bfmtv, la tivù all news, a Danielle, un’anziana attivista dei diritti civili, che ha detto con la pacatezza sorridente di una nonna alcune frasi in cui tutti si sono riconosciuti: «Noi siamo una civiltà molto antica e portiamo in alto i nostri valori. Fraternizziamo con i cinque milioni di musulmani che praticano la loro religione liberamente e gentilmente e ci batteremo contro i 10 mila barbari che uccidono, così dicono, in nome di Allah». Poi, appunto, ha citato «Festa mobile» ed è stata rilanciata su tutti i social.
Ma il libro di Hemingway, con le sue feste, le sue sbronze, i suoi amori, il genio e le sregolatezze di Francis Scott Fitzgerald e di Zelda, di Gertrude Stein e di Ezra Pound, è soprattutto uno splendido atto d’amore per la vita e per Parigi, che sono poi la stessa cosa. Un inno alla gioia di vivere, contro chi conosce solo quella di uccidere.
alberto mattioli