Economia
“Sussidi ai più poveri
col taglio delle pensioni
a 250 mila ricchi”
Il presidente Inps svela il suo piano. Renzi però lo blocca
Il presidente Inps svela il suo piano. Renzi però lo blocca
Il presidente dell’Inps continua il suo pressing e rende pubblica la sua proposta di riforma delle pensioni illustrata a giugno al governo e tenuta fino ad ora coperta. E subito scoppia un vespaio di polemiche. «Bene le sue proposte, ma è meglio evitare confusione nei ruoli», commenta il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti. Più esplicito l’ex viceministro all’Economia ed ex Pd Stefano Fassina: «Boeri si dovrebbe ricordare qual è il suo ruolo. Oppure si faccia nominare ministro». Fredda la reazione che filtra dalle stanze del titolare della materia, il ministro del Lavoro Poletti. «Contributo utile, ma non realizzabile adesso».
Con Palazzo Chigi si è addirittura rischiato il corto circuito mediatico, perché quasi in contemporanea con la proposta-Boeri le agenzie ieri hanno diffuso nuovi stralci dell’intervista rilasciata da Renzi a Bruno Vespa per il suo ultimo libro in cui il premier spiega perché ha bloccato ogni piano sulla previdenza. «Noi paghiamo ogni anno 250 miliardi di euro di pensioni. Tagliamo lì? Io penso sia un errore - sostiene Renzi -. Alcuni correttivi proposti dall’Inps di Tito Boeri avevano un valore di equità: si sarebbe chiesto un contributo a chi ha avuto più di quanto versato, ma non mi è sembrato il momento: dobbiamo dare fiducia agli italiani. Se metti le mani sulle pensioni di gente che prende 2.000 euro al mese, non è una manovra che dà serenità e fiducia». E così in serata fonti del governo si sono affrettate a precisare che non c’è nessuno scontro tra governo e Inps, aggiungendo che anzi «la diffusione della proposta era concordata». Risposta che non convince Annamaria Furlan (Cisl) che invece chiede al governo «di fare chiarezza».
Boeri, intanto, tira dritto per la sua strada. «Non per cassa, ma per equità» si intitola la sua proposta, già tratteggiata a grandi linee ai primi di luglio, e che ora prende la forma di un disegno di legge vero e proprio, composto da 16 articoli, 2 allegati e 9 schede tecniche. L’obiettivo è abbattere la povertà che colpisce soprattutto gli over 55 introducendo un prelievo su pensioni e vitalizi elevati. Oltre a ciò si prevede di unificare i trattamenti (la ricongiunzione sarà gratis), di intervenire sui trattamenti erogati all’estero e, soprattutto, pr favorire il ricambio generazionale viene introdotta la flessibilità in uscita prevedendo un sistema a partire da 63 e 7 mesi con penalizzazioni al massimo del 10% a fronte di un minino di 20 anni di contributi ed un assegno non inferiore ai 1500 euro. Per quanto riguarda i tagli, nel mirino finirebbero le circa 230 mila famiglie che si collocano nelle fasce a più alto reddito a cui si pensa di ridurre i trasferimenti assistenziali (pensioni e assegni sociali, integrazioni al minimo, ecc) fino ad ora destinati a loro «in virtù di una cattiva selettività degli strumenti esistenti»: il décalage parte dai 32 mila euro per azzerare ogni sussidio sopra quota 37 mila (55 mila per una coppia).
In particolare tra i «potenziali perdenti» Boeri indica anche circa 250.000 pensionati d’oro (con assegni non giustificati dai contributi versati), oltre a più di 4.000 percettori di vitalizi per cariche elettive. Tra 3.500 e 5.000 euro lordi mensili verrebbe bloccata l’indicizzazione fino a quando l’assegno non raggiunge il livello che avrebbe avuto col calcolo contributivo, mentre sopra quota 5.000 viene richiesto un contributo vero e proprio. Per i vitalizi la pensione verrebbe invece ricalcolata interamente col metodo contributivo (taglio medio del 34%).
Una parte delle risorse, secondo questo piano, servirebbe ad istituire il «Sia55», ovvero il «Sostengo di inclusione attiva per gli ultra 55enni», che poi altro non è che la fascia d’età che da qualche anno patisce di più la povertà. L’idea, in questo caso, è quella di introdurre un reddito minino garantito di 500 euro al mese (400 nel 2016-2017) per ogni famiglia con almeno un componente ultra 55enne. Il contributo, che punta a dimezzare la povertà in queste fasce, sarebbe però subordinato alla stipula di un patto da parte dei membri del nucleo familiare beneficiario finalizzato all’inserimento lavorativo.
L’operazione-Boeri nel suo complesso in parte si autofinanzia ed in parte richiede nuove risorse anche cospicue di qui ai prossimi anni. Tranchant il giudizio del ministero del Lavoro: «Al momento si è deciso di rinviare perché, oltre a misure utili come la flessibilità in uscita, il piano Boeri ne contiene altre che mettono le mani nel portafoglio a milioni di pensionati, con costi sociali non indifferenti e non equi. Per non far pagare questi costi ai pensionati servono risorse che, al momento, non ci sono. Si vedrà presto come intervenire in modo organico sul tema. Ma senza effetti collaterali».
PAOLO BARONI