ebook di Fulvio Romano

sabato 15 agosto 2015

Insegnanti precari e ruolo: la metà degli aspiranti è del Sud, la metà delle cattedre è al Nord

LA STAMPAweb

Italia

SCadUTI I TErMINI PER LE DOMANDE: il 50% delle richieste viene dal sud, ma i 2/3 delle cattedre sono al nord

Scuola, 71 mila prof in corsa

per 55 mila assunzioni

A questo punto è fatta. Alle 14 di ieri scadevano i termini per partecipare alle temutissime fasi B e C del piano assunzioni previsto dal governo. In palio ci sono 55 mila cattedre in tutt’Italia. Prima di metà settembre nessuno dei candidati sa dove andrà a finire. E quando lo saprà, se vorrà rifiutare verrà cancellato dalle graduatorie con tutti i punteggi accumulati in anni di precariato. A queste condizioni, di domande ne sono arrivate 71.643, poco meno dell’obiettivo di 75 mila che si era prefissato il ministero dell’Istruzione.

Grande soddisfazione da parte del governo. Il premier Matteo Renzi invia ai precari che hanno fatto domanda un augurio particolare di Ferragosto perché potranno «coronare un sogno. Per loro si apre una concreta possibilità, fino ad oggi negata e tradita da anni di disinteresse da parte della politica. Per troppo tempo la politica vecchio stile ha prodotto precariato, specie nella scuola e nel lavoro. Con il Jobs Act abbiamo visto un aumento del 36% dei contratti stabili». La ministra Stefania Giannini si dice «molto» soddisfatta: «La piattaforma ha funzionato perfettamente e i candidati hanno capito l’importanza di partecipare per la loro vita e per quella della scuola».

Difficile trovare altrettanto entusiasmo tra i precari, persino tra quelli che stanno per ottenere un posto visto che non sanno dove andranno a lavorare. Meno ancora se ne incontra negli altri, rendendo difficile giudicare davvero un successo il piano di assunzioni.

Infatti è vero che l’obiettivo delle 75mila domande è stato quasi raggiunto ma è altrettanto vero che in genere i tassi di partecipazione quando ci sono in ballo posti fissi sono molto più alti. In questo caso, secondo i sindacati, circa un precario su tre ha scelto di rimanere fermo. Anche se avrebbero avuto tutti i titoli per conquistare la cattedra, alcuni precari hanno preferito continuare con le supplenze e restare in attesa che il quadro si chiarisca. «Sono spaventati», spiega Antonio Antonazzo, referente dei precari per la Gilda Insegnanti. «Dalle nostre rilevazioni circa il 35-40% non ha partecipato».

Stime abbastanza simili arrivano dall’Anief, l’associazione sindacale professionale. Spiega il presidente Marcello Pacifico: «I precari inseriti nelle Gae sono circa 150mila a cui vanno aggiunti i 10mila vincitori risultati idonei all’ultimo concorso e collocati nelle graduatorie di merito, si comprende perché la “supplentite” rimarrà viva nelle nostre scuole: circa 40mila non hanno partecipato volontariamente alle fasi b) e c) del piano assunzioni, a cui si aggiungono i 20mila che rimarranno fuori per carenza di posti messi a bando».

Quelli che hanno partecipato, secondo Francesco Scrima, segretario generale della Cisl Scuola, non lo hanno fatto stappando bottiglie di spumante, le loro sono le domande della «disperazione». La realtà di questa disperazione è nei dati suddivisi su base regionale: la metà delle domande (36.314 su 71.643) arrivano dal Sud. Una su tre da precari campani e siciliani. Ma al Sud non c’è la metà dei posti disponibili, il totale delle cattedre attive è per i due terzi al Nord. Al Sud c’è soltanto un esercito di precari che oltretutto, come spiega Antonazzo, «ha punteggi molto più alti dei precari settentrionali quindi avranno maggiori possibilità di occupare le cattedre al Nord nelle rispettive classi di concorso».

FLAVIA AMABILE


Level Triple-A conformance icon, W3C-WAI Web Content Accessibility Guidelines 1.0           Copyright 2015 La Stampa           Bobby WorldWide Approved AAA