ebook di Fulvio Romano

venerdì 11 luglio 2014

Gaza, Borse, Espiritu santu, scioperi inglesi... La grandinata perfetta (senza estate)

LA STAMPA

Cultura

La grandinata

perfetta

è un fatto normale che spesso d’estate arrivi la grandine. È invece un po’ meno normale, ma purtroppo possibile, che arrivi la grandine senza che arrivi l’estate.

E quella di ieri sulla scena politica, economica e finanziaria globale è stata una «grandinata perfetta» che ha colpito il quadro politico-strategico globale, quello finanziario europeo e anche quello dell’economia reale italiana sui quali l’estate non è ancora arrivata.

I primi lampi riguardano una realtà che non possiamo ignorare, quasi sulla nostra porta di casa. Era apparso chiaro fin da martedì che Israele, pur disponendo di uno «scudo» antimissile molto efficiente, aveva sottovalutato gravemente la minaccia dei missili dislocati nella striscia di Gaza. Ora il governo di Gerusalemme ha pochissime opzioni al di là di quelle di andare fisicamente a neutralizzare questi missili con un’invasione di terra, dai contraccolpi molto pericolosi. Con prospettive non certo rassicuranti per i rifornimenti petroliferi e il prezzo del petrolio.

Una sottovalutazione di gravità forse analoga è quella degli americani nei confronti della – più che comprensibile - avversione dei tedeschi all’essere spiati, che si sento trattati da Washington come «amici di serie B» dei quali non ci si può fidare. Proprio quando, con la controversa crisi ucraina, gli Stati Uniti avrebbero maggior bisogno dell’appoggio diplomatico e logistico del loro più importante alleato europeo, ecco scoppiare un nuovo caso spionistico che induce il governo di Berlino a espellere immediatamente il capo dei servizi di informazione americani in Germania.

I fulmini della situazione internazionale si mescolano ai primi chicchi della grandinata che, sin dalla mattinata, si è abbattuta sulle Borse europee e americane. La possibilità del fallimento di un’antica e stimata banca di Lisbona coglie di sorpresa gli operatori. Il Portogallo si era meritato un plauso generale per il modo in cui aveva sopportato la «cura» dell’austerità, ora è vittima di una reazione emotiva, dal momento che a livello di Unione Europea ci sono (o dovrebbero esserci) tutti gli strumenti per reagire a una crisi come questa. Nervi saldi e valutazioni oggettive, però, non sono così frequenti in Borsa.

Tanto per non sbagliare, infatti, sono moltissimi gli operatori che vendono azioni non solo della banca portoghese ma dell’intero settore bancario europeo. E la Borsa di Milano, nella quale il peso dei titoli bancari è notevole, è quella che perde di più. Nelle stesse ore, poi, arriva un altro grosso chicco di grandine, la notizia della richiesta da parte dell’Unione Europea di un recupero delle multe per le quote latte degli agricoltori italiani, uno spinoso argomento politico oltre che una cifra (oltre un miliardo) non certo trascurabile. Unico spiraglio di sole della giornata economica italiana è che l’Italia è riuscita a collocare 6,5 miliardi di Bot a tassi che costituiscono un minimo storico. Questo perché l’aumento dello spread è un risultato della riduzione dei tassi tedeschi, una volta tanto non dell’aumento di quelli italiani.

Non è però finita qui. Un altro allarmante segnale portoghese, riguarda lo sciopero dei servizi sanitari, indizio di un malessere che percorre tutta l’Europa. In Gran Bretagna si stanno astenendo dal lavoro insegnanti, pompieri, impiegati pubblici, in Francia hanno da poco finito di scioperare i controllori di volo e i dipendenti delle ferrovie. Si devono segnalare azioni significative di sciopero persino nell’ordinatissima Germania, come quella dei dipendenti dell’aeroporto berlinese di Tegel, che segue un’azione analoga dei piloti della Lufthansa. In Italia, agli scioperi dei trasporti locali si sono aggiunti quelli dei benzinai e ne sono previsti in luglio per treni e aerei. Dappertutto in Europa - e non solo - sono in agitazione i tassisti, a seguito della comparsa di nuove forme di servizio di autonoleggio la cui concorrenza viene ritenuta sleale.

Nessuna di queste agitazioni raggiunge – per il momento – livelli di vera emergenza ma pressoché tutte superano la soglia di attenzione perché indicano un malessere reale che è reso più acuto dai segnali di ripartenza dell’economia: il male comune è più facilmente sopportabile in un contesto generalizzato di difficoltà, assai meno accettabile quando in alcuni settori e regioni si registrano segnali di miglioramento. In Italia i debolissimi venti di ripresa continuano a soffiare soprattutto a Nord e sono quasi assenti nel Mezzogiorno.

La debolezza della ripresa italiana è inoltre il risultato di un’espansione quasi accettabile in molti settori legati alla domanda estera mentre permane il «buco» dell’industria delle costruzioni. La ripartenza dell’edilizia si può ottenere solo con una miscela di fiducia e credito che devono riuscire a caratterizzare il semestre italiano di presidenza dell’Europa. Per il momento gli ordini alle industrie accennano a crescere, la produzione industriale assai meno; rispetto all’analogo periodo gennaio-maggio del 2013, i primi cinque mesi del 2014 mostrano un debole segno positivo che si fa più consistente se si tolgono gli effetti della minor produzione di elettricità dovuta all’inverno mite. Sotto la grandinata, i fili d’erba della ripresa sono ancora vitali ma crescono maniera stentata.

D’estate, in genere i temporali durano poco e si spera sempre che facciano pochi danni. In quest’estate anomala a livello meteorologico e politico, italiano e mondiale, economico e sociale è questo l’unico, sommesso augurio che si possa veramente formulare.

Mario Deaglio


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