Italia
Dossier a Renzi
Dossier a Renzi
Evasione,
la ricetta di Visco
per recuperare
20 miliardi
Vincenzo Visco, il ministro delle Finanze di Prodi, è certamente un esponente del «vecchio Pd». Ma una cosa è certa: la sua competenza e la sua capacità di far scaturire entrate fiscali, specie dalla lotta all’evasione. Entrate che potrebbero fare non comodo, ma comodissimo, a Matteo Renzi. E dal pacchetto di interventi studiati da Visco per evitare l’elusione e l’evasione sull’Iva - presentati ieri al suo centro studi Nens - potrebbero arrivare (sulla carta, perché alcune misure si sovrappongono) quasi 20 miliardi di entrate aggiuntive strutturali nel 2015, per salire a 40 nel 2016 e addirittura 59 nel 2018. Soldi che potrebbero essere destinati, dice Visco, a maxisgravi sull’Irpef, sul costo del lavoro, sulla casa e l’auto.
Non sono dunque casuali i commenti positivi di due superrenziani come il consigliere economico di Palazzo Chigi Yoram Gutgeld e il responsabile economico Pd Filippo Taddei. «È una proposta estremamente interessante che dovremo valutare attentamente», dice Gutgeld; «Che l’Iva sia la madre di tutte le evasioni è un fatto», afferma Taddei. Intanto il dosseir è sul tavolo di Renzi e del ministro Padoan.
La lotta all’evasione è «una guerra di trincea», spiega Visco, ma «se la si fa seriamente e senza persecuzioni e blitz inutili» può portare nelle casse dello Stato un fiume di miliardi per ridurre drasticamente le tasse sui contribuenti onesti. Lo studio del Nens analizza le varie forme di evasione dell’Iva: dall’omessa dichiarazione o registrazione dell’Iva all’omessa dichiarazioni delle cessioni intermedie, anche se regolarmente fatturate; dalle false fatturazioni in acquisto all’omessa dichiarazione o fatturazione di cessioni intermedie di beni di lusso come le automobili. E suggerisce meccanismi per contrastarle.
Il primo è l’applicazione dell’aliquota ordinaria solo negli scambi intermedi. Da qui si possono recuperare 7,4 miliardi di euro. Altri strumenti sono l’applicazione del metodo «base da base», da cui si potrebbero recuperare 7 miliardi; l’introduzione dello scontrino telematico (la cifra dell’incasso arriva direttamente agli uffici del Fisco) da cui si possono recuperare 6,5 miliardi. Altro strumento - ma servirebbe un via libera da Bruxelles, peraltro richiesto anche dalla Germania - è l’applicazione del cosiddetto «reverse charge», ovvero l’autofatturazione nelle operazioni intermedie, che potrebbe portare a recuperare 17,4 miliardi. Uno strumento simile è la «fatturazione telematica» (anche qui la cifra della fattura arriva direttamente alle centrali del Fisco attraverso una specie di scontrino telematico) che potrebbe far recuperare 14,2 miliardi. Un altro meccanismo molto semplice è quello di evitare di far pagare l’Iva alle pubbliche amministrazioni; un pagamento inutile visto che poi quel gettito dovrebbe sempre ritornare allo Stato.
roberto giovannini