ebook di Fulvio Romano

giovedì 12 giugno 2014

Continua ( nel segreto dell'urna) la " carica dei 101"

LA STAMPA

Italia

Torna lo spettro dei centouno
Il Pd ricade sui suoi fantasmi

Civati: “C’è sciatteria, ma anche un segnale al governo”. Morani: “Rimedieremo al Senato”

Un vecchio spettro torna ad aggirarsi dalle parti del Pd: i famosi 101 franchi tiratori che affossarono un Presidente della Repubblica in pectore contro le indicazioni del partito sono tornati a colpire nel segreto dell’urna e anche stavolta si lasciano dietro uno strascico di veleni. Il tema è di quelli particolarissimi: il rapporto tra giustizia e politica. E non si dica che si sono mossi senza capire il peso dell’operazione. Con l’emendamento Pini che rovescia la legge Vassalli sulla responsabilità civile, infatti, accodandosi al centrodestra che sul tema conduce una battaglia da anni, si va intenzionalmente a rinfocolare un incendio che si era appena sopito.

Che siano più o meno un centinaio i voti che sono mancati alla maggioranza, lo dicono i numeri. «È stato un sì trasversale - rimarca Simone Baldelli, di Forza Italia, felicissimo del voto - perché ci sono stati 187 voti a favore e noi del centrodestra in Aula eravamo una sessantina».

Ora, a parte Roberto Giachetti che ha rivendicato in Aula il suo voto in dissenso dal gruppo del Pd, e che per questa limpida posizione s’è beccato un sacco di insulti sui sociali network, è evidente che molte anime democrat sono confluite nel voto contro i magistrati. «A lume di naso - dice un parlamentare del Pd che conosce bene i suoi colleghi - lì in mezzo ci sono quelli dalemiani che da sempre soffrono i magistrati, quelli che vogliono mandare un segnale a Renzi, e quelli che non hanno mandato giù la gestione del caso Genovese. Fate le somme e escono quei sessanta o settanta che hanno votato contro l’indirizzo del governo e del Gruppo».

«Non drammatizzerei troppo l’accaduto, però. Rimedieremo al Senato», dice Alessia Morani, responsabile Giustizia del Pd. «Io penso che non ci sia nessun segnale particolare per nessuno. Tantomeno il tentativo di intimidire la magistratura, anche se noi non nascondiamo che l’esigenza di rivedere la legge è giusta. Ma non così, non con i blitz. C’è stata un po’ di sottovalutazione, però, questo sì. È mancata forse la giusta dose di allerta. Ma dovete rendervi conto che questa proposta non è mai stata discussa. È un emendamento presentato direttamente in Aula».

La Morani insomma ammette un pizzico di disattenzione. Si racconta che il sottosegretario alla Presidenza, Sandro Gozi, l’abbia accolta con un gestaccio quando lei s’è avvicinata al banco del governo.

La stanchezza nel seguire questa legge forse è comprensibile: martedì pomeriggio hanno discusso all’infinito sui succhi di frutta, ieri si sono scannati sulla caccia, e di colpo, verso l’ora di pranzo, ai deputati è stato chiesto di votare un emendamento che rivoluziona i cardini del nostro sistema giudiziario... Ed è stato scivolone.

«I motivi, a mio parere, sono diversi. Il voto è la somma tra una certa sciatteria e l’intento politico di chi voleva dare un segnale al governo», sostiene Pippo Civati, il dissidente.

A questo punto, però, la frittata è fatta. Al Pd non resta che promettere di rovesciare i numeri al Senato. Dove però i margini della maggioranza, come è noto, sono assai più ristretti. E dove c’è qualche mal di pancia di troppo tra i centristi, alle prese con la riforma drastica del Senato medesimo.

Poi, certo, a confondere la situazione ci si sono messi i grillini, con la loro astensione. Operazione sommamente tattica: non voto, così è più evidente come votano gli altri. E tanti saluti al merito delle leggi. Danilo Leva, del Pd, ha un diavolo per capello: «Ancora una volta i grillini in Aula danno una mano al centrodestra. La botta dei risultati elettorali non è bastata. E così passa un emendamento inutile, che verrà modificato al Senato, ma che soprattutto non tiene conto di un dibattito complesso che richiede un intervento organico sulla responsabilità civile dei giudici. Insomma tanto rumore per nulla».

francesco grignetti