ebook di Fulvio Romano

martedì 9 luglio 2013

Buongiorno di Gramellini. Tra movida e mortorio...

LA STAMPA

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Tra movida e mortorio

Durante il fine settimana, in una cittadona del Nordovest, un uomo si è accasciato davanti a un locale notturno con la testa spaccata da una bottiglia. Il proprietario del locale ha abbassato le serrande, affidando a un cartello la sua rabbia impotente. Così è ripartita la disfida fra movida e mortorio, fra chi pensa che la presenza in strada di migliaia di persone sia un segno di vitalità e persino di sicurezza, e chi invece preferirebbe una piazza deserta e illuminata male a una popolata da cocainomani e ubriachi, specie se in quella piazza ha la sventura di abitarci con figli piccoli o genitori anziani.

Avendo condiviso da inquilino dieci anni di vita romana coi nottambuli di Trastevere, ho una certa esperienza di marciapiedi macchiati di vomito e notti trascorse a leggere Simenon mentre sotto la mia finestra si svolgevano gare di peti e raid citofonici. Esaurita la scorta dei Simenon, dovetti rifugiarmi in un quartiere meno divertente. Fin da allora ho maturato la convinzione che per abitare in centro senza prendere l’esaurimento occorra munire la propria abitazione di rotelle, così da spostarla altrove durante il weekend. Purtroppo le fondamenta profonde che caratterizzano le case dei quartieri storici rendono problematica la loro trasformazione in roulotte. Ci sarebbe una soluzione di scorta: che gli assessori concedessero una licenza - non dieci – per ogni isolato, in modo da spandere i locali della movida su una superficie più ampia anziché concentrarli in poche strade. Cento umani per metro quadrato fanno statisticamente meno danni di mille. Ma la politica arruffona e arraffona riesce a farne ancora di più.

Massimo Gramellini


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