Direzione Pd, Matteo Renzi prende atto dell'asse Epifani-Bersani-Franceschini-Letta: "Ma non vincono"
La direzione del Pd, riunita alla presenza del premier Enrico Letta, sembra un altro caso Shalabayeva. Solo che stavolta al posto di Angelino Alfano nel mirino c’è la vecchia dirigenza del partito e, sullo sfondo, le larghe intese con il Pdl. Vale a dire, l’ex segretario Pier Luigi Bersani, l’attuale Guglielmo Epifani e poi il ministro Dario Franceschini e indirettamente lo stesso Letta. Sulle barricate però non ci sono solo i renziani, a dir poco sbigottiti dalla proposta di restringere ai soli iscritti la platea congressuale per eleggere il segretario: se l’aspettavano da Bersani e Franceschini, cui imputano il “disastro” elettorale. Non se l’aspettavano da Epifani, che sospettano punti a una riconferma alla segreteria. Ma non sono soli. Con loro si schierano tutti gli altri candidati al congresso: da Gianni Cuperlo a Pippo Civati e Gianni Pittella. E l’elenco dei ‘fighetti’ (per dirla alla Letta-Franceschini) è lungo: Rosi Bindi, Matteo Orfini, pure Piero Fassino seppure con toni morbidi, persino il ‘si tav’ Stefano Esposito, i prodiani Sandra Zampa e Sandro Gozi, i veltroniani. Tanto che alla fine salta il voto finale sulla relazione di Epifani: la direzione viene aggiornata a data da convocare e chissà se si terrà la settimana prossima, quando è attesa la sentenza della Cassazione su Silvio Berlusconi e il processo Mediaset. Ma ad agitare il quadro c’è quella “fine del bipolarismo” riconosciuta da Franceschini nel suo intervento in direzione. “Vogliono fare un partito di moderati votati alle larghe intese”, sospetta il renziano Davide Faraone.
“Uno scenario da crollo dell’impero. Del resto, nessuna sorpresa: tutti i poteri oligarchici tentano di restare in piedi quando sono alla fine”, commenta David Ermini, pure di area Renzi. Invece però la sorpresa c’è stata. Perché Matteo Renzi, seduto lì in direzione ad ascoltare sbigottito gli interventi che di fatto lo invitano a non candidarsi alla segreteria, non se l’aspettava che lo stesso Epifani difendesse la scelta di far votare solo gli iscritti del partito. “Ci stanno provocando…”, riflette uno dei suoi. Eppure alcuni segnali dello scontro pomeridiano si erano palesati nella riunione mattutina della segreteria. Dove il renziano Luca Lotti si è scontrato con il bersaniano Davide Zoggia proprio sul tema della platea congressuale. “Le primarie devono essere per forza ristrette ai soli iscritti, altrimenti parteciperebbe anche il Pdl...”, avrebbe detto Zoggia. Lotti ha intuito l’antifona ma certo nemmeno lui si aspettava l’affondo in direzione. Perché i toni sono da ‘soluzione finale’ per Renzi. E gli uomini del sindaco lo intendono anche dal tono di Letta, quando prende la parola per chiudere i lavori: "C'è bisogno di un partito forte con un segretario che faccia il segretario".
Una riunione a porte chiuse, ma che però sembra in streaming, a giudicare dai tweet di protesta che la accompagnano dall’inizio alla fine, raccontandola minuto per minuto.