Cultura
Benigni torna all’Inferno
con Renzi e Berlusconi
Battute a tutto campo sulla politica nella prima
delle 12 serate dantesche a Firenze, dedicata a Cerami
Battute a tutto campo sulla politica nella prima
delle 12 serate dantesche a Firenze, dedicata a Cerami
«Ora lasciamo perdere Berlusconi e veniamo alle cose più allegre: l’Inferno». Nel mezzo dell’estate, torna Roberto Benigni, con la lettura di altri 12 canti della Divina Commedia, dal XXIII al XXXIV, in dodici serate fino al 6 agosto. In questa notte di luna piena, nella splendida piazza Santa Croce ci sono 2500 spettatori. In prima fila, il sindaco di Firenze Matteo Renzi e il ministro dei Beni culturali Massimo Bray. La serata è dedicata a Vincenzo Cerami - con voce tremante e commossa - e a Carlo Monni (un attore fiorentino che fece con lui Berlinguer ti voglio bene). Ma, nel prologo di 40 minuti, è tutto uno scoppiettare di battute per il nostro circo della politica, da Berlusconi al Pd, da Gianni Letta a Calderoli. Senza risparmiare, ovviamente, l’ospite d’onore seduto in prima fila: Matteo Renzi, che gli aveva appena fatto gli auguri su Facebook: «Grazie e in bocca al lupo. Bentornato, Roberto». Benigni comincia facendo notare subito che, questa sera, si è spostato un po’ più al centro: «Di solito, l’altr’anno, ad ogni sera ti spostavi a sedere sempre più a destra». Ma è un momento così. «I soliti maligni dicono che questo governo l’hanno fatto per favorire il leader del centrodestra. Beh, visto che l’abbiamo qui, glielo possiamo chiedere direttamente. È vero, Renzi?»
È un tempo difficile, c’è la crisi, e in questo periodo sta succedendo di tutto: «Un presidente nero negli Stati Uniti, Pd e Pdl che governano insieme, il Pd che salva Berlusconi, tutte quelle cose incredibili che non capitano mai, come un rigore dato contro la Juventus». Nonostante il tempo, però, questa volta, dice Benigni, sono venuti addirittura due politici in piazza. Renzi e il ministro Bray. «Bray si occupa di rovine. Renzi del Pd. Sono due che si occupano delle stesse cose». E, a proposito di cultura, «questa è la patria di Leonardo, un genio che ha fatto capolavori indimenticabili, dalla Gioconda all’Ultima cena, che sta a Milano, come sapete». Nell’ultima cena, però, c’era una donna sola (e neppure confermata). «Un tempo, tutte le cene importanti si facevano a Milano... Adesso, le fanno che c’è un uomo solo e tutte donne». Il fatto è che ormai, il vero leader del centrodestra è Matteo Renzi, continua a scherzare Benigni: «Io gli voglio bene a Renzi. Ha battuto tutti i record: il sindaco più giovane d’Italia, il presidente di provincia più giovane. L’unico a perdere con Bersani». In ogni caso, oggi c’è questo governo, «che è instabile, può cadere da un momento all’altro: per questo hanno messo uno di Pisa. Però, Berlusconi difende Letta. Enrico Letta è il nipote di Gianni Letta. E Berlusconi ha un debole per i nipoti, come quella di Mubarak».
Si va dalle battute sul Pd («Il 30 luglio potrebbe esserci la prima condanna per Berlusconi: al Pd non ne va bene una. Hanno aspettato per anni che arrivasse una condanna e ora, se arriva, sono alleati. Non possono neppure esultare») al caso Kazakistan («Ci avete capito qualcosa? Io ho capito che Alfano, con grande senso di statista, ha preso il coraggio a due mani e ha dichiarato: non ho capito niente. Basta guardarlo in faccia per capire che ha detto il vero. Gli avevano detto: c’è la moglie di un perseguitato politico. Lui ha pensato a Veronica Lario. Ah sì? Mandatela via») per arrivare a Calderoli (suscitando l’applauso più convinto, quando non scherza più): «Il male che sparge una frase come quella dell’orango per solleticare le parti più basse dell’elettorato, al posto di parlare alle parti più alte dell’uomo...»). Calderoli, si chiede Benigni, trattenendo le risa, «ma chi l’ha fatto vicepresidente del Senato? E poi non s’è dimesso. Ma che deve fare di più uno per dimettersi? Per scusarsi s’è corretto: l’ho detto in senso estetico. sarebbe come se uno ti dicesse che tua moglie è racchia. Ma come? E lui, scusami, l’ho detto in senso estetico».
Alla fine, passiamo alle cose serie. Parliamo dell’Inferno, dice Benigni. Tocca agli Ipocriti. Più attuali di così...
Pierangelo Sapegno