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venerdì 26 luglio 2013

Il botulino non c'era...

LA STAMPAweb

Imperia

“Nel pesto non c’era botulino”

Le analisi dell’Istituto zooprofilattico di Torino hanno escluso che il prodotto fosse contaminato dalla tossina

Il caso del pesto al botulino si sgonfia clamorosamente. I malori e i ricoveri al Pronto soccorso sarebbero frutto solo di un caso di psicosi collettiva provocata dall’allarme diffuso da un’azienda produttrice che per scrupolo aveva chiesto approfondimenti su una partita dei propri prodotti.

Queste le conclusioni a cui è giunto l’Izsto, l’Istituto di zooprofilattica di Torino che ha effettuato le analisi sui campioni di pesto. Ieri l’Izsto ha diffuso un comunicato stampa che chiude definitivamente la vicenda che nel frattempo ha provocato un crollo del 20% del mercato.

«La ditta genovese Bruzzone e Ferrari, nella notte tra venerdì e sabato scorso aveva già dato l’allarme ed ha immediatamente ritirato dal mercato una partita di vasetti di pesto (con la data di scadenza 9 agosto 2013 ed il numero di lotto 13G03) posta in vendita con il nome ’’Pesto di Prá’’ - spiega l’Izsto -. Durante i controlli dell’azienda era stata riscontrata una positività per il Clostridium botulinum, ma non per la sua tossina».

La ditta aveva dunque tenuto una condotta estremamente scrupolosa a tutela della salute pubblica. «L’immediata allerta data dal produttore ha spinto numerosi cittadini liguri preoccupati a ricorrere al Pronto soccorso, in qualche misura sotto forma di psicosi collettiva e talvolta in seguito a transitori malesseri di altra natura, ma va detto che finora non sono stati identificati sintomi di botulismo nelle persone che si sono presentate», afferma l’Izsto che aggiunge: «Anche in Piemonte, la Regione e le Asl hanno lanciato l’allerta ai cittadini, dopo che il prodotto è stato rintracciato in alcuni supermercati dell’Alessandrino. La Regione Piemonte si è dotata di un protocollo di intervento per le malattie trasmesse di alimenti che regola con una procedura le analisi da svolgere sugli alimenti sospetti e sui campioni biologici prelevati da chi li ha consumati e che in un caso come questo fa afferire immediatamente all’Istituto Zooprofilattico di Torino i campioni per la ricerca del clostridium botulinum, seguito eventualmente da un esame di conferma presso il cento di Riferimento nazionale all’Istituto Superiore di Sanità».

Conclude Maria Caramelli, direttore dell’Istituto di zooprofilassi che ha competenza su Liguria, Piemonte e Val d’Aosta: «In casi di allerta come questo, quando la comprensibile preoccupazione dei cittadini per la propria salute rischia di ingenerare reazioni scomposte, è fondamentale che tutti gli operatori coinvolti condividano un protocollo in modo da garantire efficienza e tempestività delle azioni a tutela della salute pubblica. Abbiamo proposto di adottare il protocollo collaudato per la Regione Piemonte anche sul territorio Ligure e stiamo analizzando 19 campioni provenienti dalla Liguria e uno dal Piemonte, che a oltre 24 ore dall’inizio analisi risultano ancora negativi. L’esito definitivo si attende per questa sera».

ERMANNO BRANCA


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