La Stampa
«Il problema siamo noi renziani, non Matteo»
Allarga le braccia con un’espressione inequivocabile sul volto il renziano Matteo Richetti, che ha appena letto l’esito del voto al Senato dove il gruppo Pd ha detto no alla mozione di sfiducia ad Alfano. E dove i senatori vicini a Renzi si sono spaccati a metà. «Ma come si fa? È un doppio sbaglio e queste cose fanno male per prima cosa al Pd e poi anche a Matteo. Da non credere...».
Un bel risultato, non c’è che dire: volevate che il Pd presentasse un documento contro Alfano e invece avete perso la battaglia e vi siete divisi. «Sì è stato un errore presentare un documento percepito come un attacco diretto a Letta. L’onere del sostegno a questo governo riguarda anche noi. Ha ragione Napolitano a sottolineare la necessità di garantire stabilità al paese in una fase come questa. Ho il cellulare zeppo di sms di imprenditori e manager del tessuto produttivo del nord, che ci chiedono di dare risposte ai problemi drammatici dell’economia, non di giocare alla tattica sulle dimissioni di questo o quello». Quindi è stato sbagliato secondo lei chiedere le dimissioni di Alfano, distinguendosi dalla linea proposta dalla maggioranza dal Pd? «Bisogna essere intransigenti nel chiedere chiarezza su una vicenda che resta un fatto gravissimo, come denunciato anche da Napolitano. La versione di Alfano non ha convinto neanche me, ma non si può far finta di non capire che un voto di sfiducia a lui vorrebbe dire chiudere con l’esperienza di questo governo». Non può negare che il segnale chiarissimo lanciato da Napolitano ieri fosse rivolto anche a Renzi...«Spesso, come in questo caso, il problema sono i cosiddetti renziani più che Renzi. È sbagliato andare in ordine sparso e dividersi poi alla meta. Se si fa una battaglia la si fa fino in fondo, come la stiamo facendo noi alla Camera sul finanziamento pubblico dove stiamo ottenendo risultati precisi. Proprio perché il Pd non fa altro che attaccare Renzi e attribuirgli la responsabilità di voler far cadere il governo, dobbiamo scacciare da noi ogni minimo sospetto. Noi siamo quelli che, come dice Matteo, vogliono stimolare il governo a fare cose utili per i problemi del paese. Non vogliamo che questo governo cada precipitando il paese in un’instabilità totale». Ma Renzi stesso non indebolisce Letta con questi continui affondi? «Matteo in questa fase interpreta il sentimento più profondo del nostro elettorato, che vive la sofferenza di dover accettare continui compromessi in un esecutivo di larghe intese. E questa sua azione di pungolo, se svolta d’intesa con Letta, non può che far bene al Pd nel medio lungo termine. Incalzare il governo insomma è positivo, ma se non è un’azione coordinata tra tutti, finisce per apparire come un’operazione che danneggia il Pd e il premier». [car.ber.]