Economia
«Una manovra
da 10 miliardi
dopo l’estate»
La luna di miele tra Renzi e la finanza sembra subire un brusco (forse solo momentaneo) colpo d’arresto. Una delle più blasonate banche d’affari arriva a scrivere in un report fresco di stampa che servirà una manovra da almeno 10 miliardi all’Italia dopo l’estate, per riportare in rotta i conti pubblici e rispettare il tetto del 3% di deficit.
A vaticinare nuvoloni e temporali all’orizzonte del governo, non è una qualsiasi Cassandra della finanza, ma Mediobanca. Due suoi analisti, Antonio Guglielmi e Javier Suarez, ritengono inevitabile la manovra per un semplice motivo: il Pil viaggia sotto lo 0,8% previsto dal governo, insomma cresciamo meno delle attese. E alla mancata ripresa si aggiungono altre difficoltà: nuove tasse e tagli alla spesa che penalizzeranno ancora di più la crescita. Ma se come scrive lo studio, «le cose potrebbero dover peggiorare prima di poter migliorare» e quindi nel breve periodo ci saranno nuove «pene» per l’Italia, Mediobanca Securities è invece ottimista sull’impatto già nel 2015 dell’economia del governo, la «Renzinomics».
Gli analisti si aspettano benefici, che verranno da una «lunga lista di possibili buone notizie» che avranno effetto nel 2015 e 2016. Per esempio, Mediobanca accoglie con favore l’apertura di Renzi a politiche keynesiane, come la crescita con investimenti pubblici, perché - scrivono Guglielmi e Suarez - «pensiamo che per l’Italia sia l’unico modo di cominciare rapidamente a crescere». Ma non sarà facile far cambiare idea all’Europa: Renzi vuole un allentamento dell’austerity per aver tempo e risorse per sviluppare le riforme nel Paese. «Ma l’Europa vuole prima le riforme». Un’impresa difficile ma non impossibile visto che, dopo l’affermazione «storica» alle elezioni europee, Renzi ha qualche asso nella manica in più. Anche le mosse della Banca centrale europea verranno in aiuto, in particolare il nuovo programma di finanziamenti «Ltro» alle banche, stimato ieri dal governatore della Bce Mario Draghi in mille miliardi, potrebbero aggiungere, scrivono gli analisti, un 5% circa all’utile per azione delle banche italiane nel 2016», Ubi in testa.
La “Renzinomics” e il mix di riforme che la compone vale 21 miliardi nel 2015, ma per il 30-50% dovranno prima venir accolte dalla Ue. Ecco perché, suggerisce lo studio di Mediobanca, «Renzi deve parlare più forte in Europa» per trovare un compromesso e avere un allentamento o un rinvio del Fiscal Compact. Senza Patto di Stabilità o mantenendo il rapporto debito/Pil al 135% si libererebbero davvero molti soldi: 26 miliardi nel primo anno e 77 miliardi nel quarto.
Luca Fornovo