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giovedì 17 luglio 2014

Ecco la scuola 2.0 di Renzi ( ma poi, funzionerà davvero?)

LA STAMPA

Italia

Funzionerà davvero la Scuola 2.0?

Dopo gli interventi sull’edilizia, il premier l’ha definita “la madre di tutte le battaglie”: istituti aperti fino alle 22,

nuove regole per i docenti, revisione della didattica, bonus fiscale per i privati. Sindacati dubbiosi, partita aperta

Matteo Renzi l’ha definita «la madre di tutte le battaglie». Per ribadire che la scuola resta una delle priorità dell’azione del suo governo. E dopo gli interventi sull’edilizia scolastica (per ora 784 milioni dei 3,5 miliardi promessi) è giunto il momento di parlare anche d’altro. I titoli del confronto è stato lo stesso premier ad elencarli: insegnanti, programmi e autonomia. Tre punti che saranno al centro del «pacchetto» di misure di cui, già da alcuni mesi, si stanno occupando due gruppi di lavoro ad hoc istituiti al ministero dell’Istruzione.

L’ultima parola spetterà al presidente del Consiglio prima di tradurre le proposte in provvedimenti legislativi: un decreto legge (entro l’estate per gli interventi più urgenti) e probabilmente una legge delega.

Era stato, la settimana scorsa, il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi ad anticipare alcune delle misure in cantiere, alcune delle quali accolte da polemiche e già seguite da precisazioni. A cominciare dall’impegno di 36 ore settimanali per gli insegnanti. «Non ho mai detto che i docenti passeranno da 18 ore di cattedra a 36 ore, si tratta solo di differenziare i carichi di lavoro nell’ambito degli orari previsti e che già oggi molti fanno», aveva chiarito il sottosegretario. Ma nella «bozza di proposta» del Miur c’è anche dell’altro: scuole aperte dalle 7 alle 22 e 11 mesi su 12, abilitazione all’insegnamento conseguita direttamente durante il percorso universitario, bonus fiscale per ogni investimento privato nella scuola, più spazio all’alternanza scuola-lavoro (con un occhio al modello tedesco). L’obiettivo è il «miglioramento del progetto educativo» di cui «i destinatari sono i ragazzi», ha assicurato Reggi confermando l’idea di «portare la consultazione nei territori» aprendo il confronto «con gli insegnanti, con il personale Ata, con i dirigenti, con i sindacati e con gli enti locali».

Ma i sindacati restano in allarme. «Se il Miur intende spremere ulteriormente gli insegnanti noi ci opporremo fermamente invitando tutta la categoria a scendere in piazza», hanno tuonato Gilda e Unicobas. «Fino a ora non abbiamo visto da parte del governo reale discontinuità. Il superamento del precariato è sparito dal dibattito politico e dagli impegni di Renzi», ha frenato il segretario di Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo. La partita è aperta e tutta da giocare.

ANTONIO PITONI


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