ebook di Fulvio Romano

lunedì 5 ottobre 2015

Un fiume di fango su Nizza e Cannes

LA STAMPAweb

Esteri


Almeno 17 morti: molti intrappolati nei garage per cercare di salvare le auto

Il Palazzo del Festival trasformato in un centro di accoglienza per sfollati

Dopo la tragedia Nizza e la Costa Azzurra si risvegliano sotto un sole beffardo che illumina il cielo terso e scalda l’aria. La Promenade è il solito fiume di auto che si muovono lentissime, non c’è traccia dell’uragano che solo poche ore prima ha sommerso la passeggiata sotto 180 millimetri di pioggia, con gli automobilisti in fuga dalle auto allagate. Eppure nelle stesse ore a trenta chilometri di distanza, a Mougins, i soccorritori ritrovano nel fiume Frayere l’auto di una donna di 31 anni che ancora mancava all’appello. Il suo corpo è ancora nell’abitacolo: non ha avuto scampo. 

È la vittima numero 17 del diluvio che nella notte si è abbattuto da Nizza a Cannes ed è una cifra che, quando arriva sera, non è nemmeno definitiva. Si cercano ancora dalle tre alle cinque persone. Per loro, ammettono le autorità, ci sono poche speranze. Sette sono i morti a Mandelieu, due a Cannes, uno a Mougins, tre a Biot, uno ad Antibes e tre à Vallauris-Golfe-Juan.

Bisogna attraversare Nizza e inoltrarsi verso Villeneuve-Loubet con i suoi grandi edifici a forma di vela sul mare per incontrare i primi segni della devastazione. Il traffico è paralizzato, il serpentone si incunea lentissimo nel Parc de Vaugrenier, un’oasi naturalistica che adesso è ridotta a un acquitrino. Sui bordi della strada auto distrutte, rovesciate, trascinate dalla forza dell’acqua e scaraventate una contro l’altra o contro i muraglioni, o nelle aiuole. Un’imbarcazione custodita in un rimessaggio ha sfondato le cancellate e ha invaso la strada. Poche ore prima qui, dove inizia a salire la strada che porta a Biot, il villaggio dei Templari e dei Cavalieri di Malta divenuto il simbolo di questa tragedia, era l’inferno. 

Black out totale

La pioggia ha cominciato a cadere alle otto di sera. Una pioggerellina, che non lasciava presagire il peggio. Ma un’ora dopo inizia a piovere sempre più forte. Si bloccano i treni, l’autostrada A8 è impercorribile, allagata in più tratti. Nizza e Cannes sprofondano nel buio di un black out totale: al buio quasi 50 mila persone. Lo stadio diventa un catino, la partita del massimo campionato Nizza-Nantes viene frettolosamente sospesa. 

Alla mattina la zona a mare di Antibes è un viavai di camion dei vigili del fuoco, di idrovore, di spazzatrici che ripuliscono i danni della notte, che trascinano via il fango limaccioso. Verso Cannes, ancora i segni del disastro. In città parla di «situazione dantesca» il sindaco Davide Lisnard. La Croisette è il quartier generale dei soccorsi, il palazzo del Festival accoglie gli sfollati. Boulevard Carnot, la strada nobile della città, è presidiata da decine di camionette. Centinaia di abitanti abbandonano le abitazioni. L’aria è impregnata di tanfo di gasolio che stringe la gola. «Scappiamo, andiamo via, abbiamo paura», grida una donna con una bambina in braccio. Boulevard de la Rèpublique è diventata un fiume che ha ribaltato le auto in sosta, che ha fatto esplodere le tubature sotterranee, che ha sollevato, crepato, spaccato l’asfalto, investita dalla piena del piccolo fiume costiero della Brague. Di solito, poco più di un rigagnolo.

«Aiuti alle famiglie»

Dal quartier generale dei soccorsi arrivano i dettagli degli interventi. A Vallauris-Golfe una famiglia di tre persone è stata inghiottita dall’acqua mentre attraversava un tunnel. Niente da fare per tre ospiti della casa di riposo di Biot, dove arriva anche Il presidente François Hollande. Promette aiuti alle famiglie. S’impegna: «Tutti saranno indennizzati entro tre mesi».

Le sette vittime di Mandelieu-la-Napoule stavano tentando di mettere in salvo le loro auto, ma sono stati travolti dall’acqua o sono rimasti intrappolati nei park sotterranei: «Una tragica imprudenza», commenta il sindaco Henri Leroy. Tocca a lui raccontare i dettagli di questa assurda tragedia avvenuta tra i palazzoni-residence bianco immacolati, costruiti negli Anni 80 per far fronte alla richiesta dei pensionati del Nord di trascorrere l’ultima parte della vita nella Costa Azzurra. 

Quando l’acqua ha cominciato a salire, alcuni abitanti sono corsi nei garage. Ma i sistemi di emergenza hanno bloccato le porte quand’erano ormai all’interno. Non sono più riusciti ad uscire. Alcuni corpi galleggiavano, all’alba, vicino alle paratie. 

I sopravvissuti

Poi ci sono le storie di chi l’ha scampata. Al residence Argèntiere, sempre a Mandelieu, altre quattro persone rimangono bloccate in macchina, in garage. Li ha salvati un vicino, lanciando loro una corda di plastica cui si sono attaccati. Ginette Huard racconta: «Ho visto il paradiso ma sono ancora qui. Il marito l’ha stretta, perché non scivolasse via. Il vicino si chiama Jean-Luc Duhamel e ricorda quei momenti terribili: «Le teneva la testa fra le gambe e mi gridava: se se ne va via, mi lascio andare anch’io». Si sono salvati entrambi. Ma ancora ieri mattina, accanto a una Renault Clio, un altro uomo piangeva: «Mia moglie è lì sotto, non me ne vado finché non riaffiora».

marco menduni


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