ebook di Fulvio Romano

lunedì 5 ottobre 2015

Il camper d’inverno

LA STAMPAweb

Cultura


Ho ascoltato questa storia in un ristorante. Franco e Marianna sono due pensionati. Lui dirigente industriale in una media azienda, lei impiegata. Sono in pensione, settantenni in buona salute. Non hanno avuto figli e se ne dispiacciono. Si consolano con il nipotino, figlio di un nipote di lei; adesso però è cresciuto e va alle scuole superiori. Abitano in una grande città del Nord. 

Anni fa, quando erano intorno ai quaranta, si sono comprati un camper. Un desiderio soddisfatto, perché da giovani erano stati entrambi campeggiatori e gli era rimasto il gusto di viaggiare in modo non convenzionale. Per qualche tempo sono andati in giro per i Paesi del Mediterraneo, anche in Nord Africa e in Turchia, persino in Libano, tra una guerra civile e l’altra. Sempre nei mesi estivi, durante le ferie, brevi per entrambi. La pensione che percepiscono non è molto elevata, ma neppure bassa. La città in cui vivono è sempre più costosa; per fortuna l’abitazione è di loro proprietà, piccola e con riscaldamento autonomo. 

Quando arriva l’inverno, ai primi freddi, chiudono casa, mettono il termostato sulla posizione antigelo, prendono il camper dal deposito in cui lo ripongono a fine estate e partono per la Riviera. Per quella di Ponente, perché più calda. Parcheggiano il veicolo in piazzuole pubbliche; i campeggi e le aree di sosta sono chiuse in quei mesi. Costa anche meno. A mezzogiorno mangiano nei ristoranti, quelli aperti d’inverno. Sono diventati clienti assidui di tre o quattro locali sulla costa, e godono di un piccolo trattamento di favore. Nei giorni di bel tempo portano le sedie pieghevoli sulla spiaggia e si godono il tepore del sole; fanno camminate. Il pomeriggio leggono qualche libro e sonnecchiano. La sera gli basta una minestrina nel camper. Vanno a letto presto. Da qualche tempo nei parcheggi dove portano il camper hanno cominciato a trovare altri come loro, coppie del Nord, pure loro in trasferta stagionale. 

Chi mi ha raccontato questa storia mi dice che non sa quanti siano a fare così; gli sembra che il numero sia in aumento. Non un fenomeno molto visibile per ora. Camminando per le zone periferiche della città dove vivo, ho cominciato a vedere sempre più di frequente camper parcheggiati sulle strade, con targhe di varie città, alcuni un po’ vecchiotti e malconci. Un segno del fatto che siamo diventati anche noi dei migranti, seppur interni? Durante i mesi freddi farò un piccolo giro in riviera e proverò a verificare. Magari è davvero diventato un fenomeno diffuso.

Marco

Belpoliti


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