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Contante scuse
Se si esclude una pattuglia di moralisti scandinavi della quale faccio parte solo a giorni alterni (altrimenti che italiano sarei), la maggioranza dei nostri connazionali si accinge a fare la ola per la decisione del governo di alzare la soglia dei contanti a tremila euro. Era stato quell’algido apolide di Monti a ridurla a mille, anzi a 999,99. Ma adesso sono tornati gli arcitaliani, cioè i democristiani. Renzi e Alfano, il quale si è intestato la paternità dell’opera al nero, sanno fin troppo bene che le banconote lasciano meno tracce di una carta di credito. Se hanno pensato di triplicare la possibilità di usarle è perché conoscono i loro polli da spennare.
L’Italia è un tessuto di piccole aziende strangolate dal fisco più ottuso e barocco del mondo. Per riformarlo bisognerebbe mettere a dieta la bestia onnivora della burocrazia. Un’impresa eroica che tutti i politici promettono, ma nessuno è mai riuscito neppure a concepire. Alle prese con quella casta di mandarini onnipotente ed esosa, che dilata le sue richieste per giustificare la propria esistenza e ingrassare sempre di più, il sistema economico va a pezzi. Da qui la necessità di concedere al condannato una dilazione. Non riuscendo a togliergli il cappio dal collo, la politica glielo allenta nell’unico modo che conosce da settant’anni: consentendogli di fare un po’ di nero. Invece di cambiare le leggi cattive che moltiplicano strettoie e balzelli, si mette il cittadino vessato nelle condizioni di utilizzare una scappatoia illecita. Così alla fine ogni cosa si tiene, nell’Italia democristiana: burocrati, vampiri, tartassati, evasori. Tutti felici e contanti.
Massimo Gramellini