ebook di Fulvio Romano

martedì 27 ottobre 2015

Pensioni, fino al 2018 stop agli aumenti (Ndr: Renzi col cavolo che ti votiamo..!!!)

LA STAMPA

Economia

Stretta sugli assegni oltre 2mila euro: finanzierà l’uscita anticipata di donne ed esodati

Nel testo definitivo della manovra sono previsti buoni aziendali esentasse per i figli

Le ultime sentenze della Corte costituzionale hanno offerto al governo l’occasione su un piatto d’argento. Il principio affermato dai 15 togati supremi è il seguente: i risparmi previsti da tagli a questa o quella pensione devono rimanere all’interno del sistema previdenziale. Ma allora deve valere anche il principio opposto: se aumentano i costi, se ne fa carico il sistema previdenziale. Di qui la decisione che ora emerge dalle tabelle della legge di Stabilità: il taglio progressivo dell’indicizzazione per le pensioni sopra quattro volte il minimo - circa duemila euro - e già previsto per il triennio 2014-2016 è confermato nel 2017 e nel 2018. Servirà a finanziare i maggiori costi necessari alla conferma di «opzione donna» e per la settima finestra di uscita degli esodati. Le regole per la conferma dei limiti alle indicizzazioni saranno ancora più penalizzanti: la rivalutazione automatica sarà del 95% per gli assegni tra 1.500 e 2.000 euro, del 75% per gli assegni tra 2.000 e 2.500, del 50% per gli assegni tra 2.500 e 3.000 (anziché al 75%), del 45% per gli assegni superiori a 3.000 euro (prevista al 75% dalle norme vigenti), mentre è confermata la piena rivalutazione per le pensioni fino a 1.500 euro. 

Per chi - in Parlamento ci sono le truppe pronte all’assalto - vorrebbe allargare le maglie di quanto concesso finora dal governo ai pensionandi è un messaggio chiarissimo. L’iter parlamentare della manovra inizia oggi al Senato dalla Commissione Bilancio, di cui è fresco presidente Giorgio Tonini. Anche questa volta Renzi ha motivo di guardarsi anzitutto dalla sua sinistra. L’ex ministro - nonché presidente della Commissione Lavoro di Palazzo Madama - Cesare Damiano lamenta ad esempio che parte del finanziamento per la conferma della Cassa in deroga nel 2016 sarà finanziato con fondi inizialmente destinati al fondo per i lavori usuranti. «Così non va». 

Fra le pieghe della manovra spunta poi un altra novità. La relazione tecnica all’articolo 12 scrive che «le somme, i servizi e le prestazioni erogati per la fruizione di servizi di educazione ed istruzione [...] nonché per la frequenza di ludoteche e di centri estivi, per le borse di studio [...] non concorrono alla determinazione del reddito». Detta in sintesi, dal 2016 in poi le aziende potranno concedere ai propri dipendenti buoni esentasse per pagare la baby sitter ai figli, corsi scolastici, rette dell’asilo o qualunque altro servizio che possa essere ricompreso fra quelli di cosiddetto welfare.

alessandro barbera


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