Italia
I grillini contro Di Maio
“Perché decide tutto lui?”
Nel M5S crescono i malumori per il suo protagonismo
Nel M5S crescono i malumori per il suo protagonismo
«Perché sta conducendo tutta la trattativa Di Maio? Io credo che sarebbe stato meglio eleggere un portavoce per guidare la delegazione». La voce sconsolata raccolta nel cortile di Montecitorio durante una breve pausa dei lavori, d’accordo, è quella di un «dissidente». Ma dopo la caotica giornata di lunedì, iniziata con il forfait del Pd all’incontro con i Cinque stelle e finita - dopo fulmini, saette e poi retromarcia di Grillo - con la risposta dei pentastellati scritta sul blog alle dieci domande (dieci sì in neretto che, però, in qualche caso sembrano essere smentiti dalla spiegazione successiva), dentro al gruppo del M5S non ci sono solo alcuni dei cosiddetti dissidenti a masticare amaro.
«Chi ha deciso questi dieci punti? Io li ho letti sul blog, nessuno ce ne ha parlato prima, non sono d’accordo praticamente su nulla. Il Pd aveva trovato una scusa per non incontrarci: perfetto, ci avevamo provato, ne potevamo uscire da vincitori. Io non avrei mai smentito Beppe»: stavolta, la voce che si sfoga dietro garanzia di anonimato è assolutamente ortodossa, mai un fiato critico contro il Movimento. Non piace il crescente protagonismo dell’astro nascente del Movimento, il giovane vicepresidente Di Maio dal piglio istituzionale e i modi garbati (qualcuno fa notare con fastidio la sua comparsata televisiva lunedì sera a La7, quando la nuova linea sarebbe di disertare la tv), non piacciono quei dieci «sì» scolpiti sul blog di Grillo e decisi in pochi in una stanza: dal primo incontro via streaming col Pd, la settimana scorsa, a ieri, non è mai stata fatta un’assemblea ad hoc per consultarsi sull’argomento. Ieri sera, era in programma un incontro per discutere d’altro, e molti speravano fosse l’occasione per affrontare anche queste questioni.
«L’indicazione del cosiddetto “doppio turno di lista” è una valutazione personale di Luigi Di Maio e Danilo Toninelli», scrive sulla sua pagina Facebook il deputato Andrea Colletti, considerato un «ortodosso» nella geografia del Movimento: «Non dobbiamo assolutamente cedere verso questa deriva plebiscitaria». Semplicemente «un errore», quella scelta: ma chi l’ha fatta? «Non lo so, questo non deve chiederlo a me». Pure lui le dieci risposte le ha lette, nero su bianco, dopo che erano state pubblicate sul blog. «Spero ne discuteremo», aggiunge. E la sensazione di malessere deve percepirla lo stesso Di Maio, se si affretta a scrivere via Facebook che «diverse persone mi chiedono chi abbia deciso per il doppio turno di lista»: ebbene, dice lui, «nessuno ha ancora deciso niente, ognuno di noi (parlamentari e cittadini) iscritti al portale potrà ratificare il tavolo di confronto». D’altra parte, dice Giuseppe D’Ambrosio, «le nostre risposte non sono definitive perché non sono definitive le richieste del Pd. Discuteremo di tutto».
Danilo Toninelli, che con Di Maio ha partecipato all’incontro, tenta di sdrammatizzare: «Sulle questioni tecniche ci sta che ci siano opinioni diverse». Ma forse, quello che meno piace è il metodo, come si è arrivati ad accettare un doppio turno, senza passare da un voto della rete o almeno in assemblea dei gruppi… «Ma le Commissioni Affari costituzionali sono coinvolte, poi ratificherà la decisione la rete, cosa dobbiamo fare di più?». Un suggerimento arriva dal democratico Roberto Giachetti: magari ratificare via web i capisaldi della trattativa prima di chiudere un eventuale accordo. Altrimenti, se la rete dovesse bocciare l’accordo, «che si fa, certifichiamo che abbiamo scherzato?».
francesca schianchi