ebook di Fulvio Romano

sabato 5 luglio 2014

È tutta un'Italia da risanare. Sei milioni di italiani a rischio salute.Il dossier dell'ISS

LA STAMPA

Italia

Il dossier

Da Trieste a Milazzo

sei milioni di italiani

vivono in zone a rischio

L’Istituto superiore di sanità: ora bonifiche e nuovi esami

Non solo Taranto e Terra dei fuochi, ma dieci, venti, quaranta Ilva, con polveri, esalazioni, laghi e fiumi inquinati. Una minaccia per la salute dei 6 milioni di italiani che vivono nelle aree ad alto rischio ambientale. Quelle passate al setaccio dallo studio “Sentieri”, coordinato dall’Iss, l’Istituto superiore di sanità. Un nome che evoca una vecchia soap televisiva e che invece parla di morti di avvelenamento industriale. Almeno 1.200 decessi l’anno in eccesso rispetto alle normali medie nazionali, con tassi più alti soprattutto a sud e nelle aree contaminate dall’amianto, dove nel periodo 2003-2008 c’è stata un’impennata del 32% dei decessi per tumore della pleura. E sono dati che rappresentano solo la punta di un iceberg, perché come spiega la direttrice del Dipartimento ambiente e prevenzione dell’Iss, Loredana Musmeci, «i controlli sono stati avviati dove c’è stata una precisa indicazione dei decreti del ministero dell’ambiente e solo dove era presente un registro tumori».

Il rapporto sembra comunque dire che le bonifiche realizzate o solo annunciate in questi anni non hanno prodotto effetti perché intorno ai grandi poli chimici e petrolchimici, nelle vicinanze di centrali elettriche e siderurgiche, di miniere, porti, discariche e inceneritori la mortalità è più alta del 15% rispetto al resto del Paese. «A parte l’amianto – spiega la professoressa - per le altre fonti inquinanti non esiste certezza sulla correlazione con l’aumento delle malattie, ma i dati rappresentano un campanello d’allarme, al quale bisogna rispondere con bonifiche ed esami diagnostici, che spesso ancora non si fanno, soprattutto in Campania».

In genere le vie respiratorie sono quelle più colpite. Dove c’è presenza di amianto le morti in eccesso per tumore polmonare sono ben 330 e quelle per carcinoma pleurico sono il triplo della norma (416 morti in eccesso). Ma il tumore al polmone miete vittime anche intorno a poli petrolchimici e raffinerie (643 casi in eccesso). I dati sugli inceneritori dicono invece che nei loro dintorni la percentuale di carcinomi al fegato è doppia rispetto agli standard.

E l’Italia da risanare va ben al di la dei confini di Taranto e della terra dei fuochi. La Ferriera di Servola a Trieste rischia di diventare un’Ilva 2 per le emissioni di benzopirene, che causerebbe l’aumento di mortalità per malattie acute respiratorie e per tumori del colon retto. Nella zona mineraria e di raffinerie del Sulcis poi a rischiare non sono solo gli adulti ma anche i bambini di Sarroch e Portoscuso, dove bronchiti ed asma colpiscono molto più che altrove. Per il tumore alla tiroide i casi sono aumentati del 70% per gli uomini e del 56% per le donne a Brescia, nella zona limitrofa all’industria chimica Caffaro, dove ai bambini è persino vietato giocare sull’erba. A Milazzo il petrolchimico e la centrale termoelettrica non hanno risparmiato i bambini, nei quali si sono riscontrate mutazioni genetiche del Dna. E l’elenco potrebbe continuare a lungo disegnando una mappa dei veleni da risanare. Al più presto.

paolo russo


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