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venerdì 14 giugno 2013

Il lunedì talebano di Beppe Epurator...

LA STAMPA

Italia

M5S, linea dura con la Gambaro

Lunedì si vota per l’espulsione. Pronto un gruppetto di scissionisti. E Grillo dal blog: serve l’aiuto di tutti

Si insultano. Gridano. Piangono. «Basta, vi prego, andiamo a cena, fermiamoci», implora la senatrice Cinque Stelle nella bolgia della commissione Industria a Palazzo Madama. Non l’ascoltano. Ancora strepiti. Nervosismo crescente. «Io me ne vado», grida Lorenzo Battista. Sbatte la porta. E’ pallido, emaciato come se fosse stato ridotto un fantasma da una carestia emotiva. «Ho saputo che un deputato intende proporre l’espulsione della collega Adele Gambaro. Qui al Senato non sarebbe mai successo». Sarebbe successo.

In ogni caso si allontana. Con lui c’è Paola De Pin. Escono anche Cristina De Pietro, Rosetta Blundo e Ivana Simeoni. Si mordono le labbra. Hanno un viso da via Crucis e la Gambaro è la loro martire. Perché proporne la cacciata? E, soprattutto, dove sta precipitando il Movimento? Chi resterà in piedi dopo questa ordalìa insensata? È l’anteprima del Giorno del Giudizio, la velenosa anticipazione di una surreale Autodafé prevista lunedì alla Camera. Sarà quello il momento in cui, nel corso di una riunione plenaria, i 160 parlamentari pentastellati si scanneranno su un ordine del giorno anticipato sul blog di Grillo e firmato dai portavoce di Palazzo Madama (entrante e uscente) Nicola Morra e Vito Crimi. «La cittadina-senatrice Adele Gambaro, con le sue ripetute dichiarazioni ai media nelle quali ha esternato analisi politiche attaccando Beppe Grillo, ha messo in atto un’azione lesiva dell’immagine e dell’attività del Movimento». Non si punta il dito contro la regina di Picche di Alice nel Paese delle Meraviglie. A meno che non si voglia perdere la testa.

Dunque siamo al redde rationem, perché il voto su Adele Gambaro, sulla sua espulsione, è in realtà un voto sulla fedeltà al Capo. È evidente a chiunque. Del resto è proprio questo che si aspettano Grillo e Casaleggio. Il dimagrimento immediato del gruppo. Quanti se ne andranno? E chi? La lista dei fuggitivi è già nelle mani del Caro Leader genovese, al quale è stato raccontato che una parte di senatori ha chiesto informazioni su come formare un gruppo autonomo a Palazzo Madama. «Naturalmente hanno voluto sapere anche a quanti soldi pubblici avranno diritto». Prove tecniche di scissione. Una richiesta analoga - che cosa ci vuole per formare un nuovo gruppo? - è stata fatta anche alla Camera. Quanto è lungo il passo tra una informazione ipotetica e una scelta definitiva? Domanda che si stanno facendo anche numerosi parlamentari del Pd, prontissimi a partecipare a questa fusione a freddo. La risposta arriverà in pochi giorni.

Grillo conosce bene questo scenario e, per quanto stremato e aggressivo («Ovunque voi siate fate sentire la vostra voce. Ognuno di voi è importante. Io ho una voce sola. (...) Non abbassate mai la testa. Nessuno di questi predatori impuniti e dei loro lacché dei media vi può dare lezioni», ha scritto ieri mattina) in qualche modo lo ha provocato. Non ha cercato subito la spallata. Prima ha provato a ricucire con la Gambaro. Le ha fatto sapere che le sue eventuali dimissioni sarebbero state calendarizzate solo tra un mese. Che nel frattempo Lui in persona sarebbe sceso a Roma, l’avrebbe abbracciata a favore di telecamere e le avrebbe detto: «Tutti sbagliano, ma noi siamo una famiglia». Una meravigliosa carrambata che avrebbe messo un po’ di polvere sotto il tappeto e a cui anche la Gambaro pareva avere aderito. Poi alcuni cittadini-senatori l’hanno fatta riflettere. Lei ha cambiato idea. Così Grillo ha deciso di dissotterrare l’ascia di guerra appoggiato dai suoi talebani. «Meglio pochi ma buoni. Ne perdiamo venti? Nessun problema». Così, mentre al Senato Serenella Fucksia, Roberto Cotti e Maurizio Romani spiegavano con chiarezza che non avrebbero mai votato per l’espulsione , alla Camera il capogruppo Riccardo Nuti rispondeva per niente scosso alla stessa domanda - «la Gambaro va espulsa?» - con un tono neutro e senza amarezza. «Certamente sì». I buoni e i cattivi, quelli che lunedì sera chiederanno, sacrileghi, il voto segreto. I fedeli, trasformati in artisti dell’ascesi affetti da principi talmente elevati e rigidi da negare loro quasi tutto il piacere della vita fisica e pulsionale, e gli infedeli-cittadini-comuni, che credevano, sognando, di entrare in Parlamento per disseminarlo delle proprie opinioni. Non è questa la Gaia terra.

andrea malaguti


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