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Torassic Park
A Torino sono scomparsi i bebè. Mille in meno dall’inizio dell’anno, il venti per cento. Numeri da collasso sociale. Permangono avvistamenti episodici (ieri davanti alla Mole è stato segnalato un passeggino, però sembra che a bordo ci fosse un disoccupato), mentre fioriscono leggende su ostetriche nostalgiche alle prese con bambolotti di plastica, a cui cantano ninne nanne struggenti. Le cause sono note: gli italiani hanno altro per la testa (per esempio la ricerca di un lavoro che consenta loro di mantenersi) e gli stranieri, che fino all’anno scorso tenevano su la media, si sono adeguati o se ne sono andati.
Gli etologi spiegano che una comunità si può estinguere in due modi: come i conigli, prolificando all’impazzata fino a distruggere l’habitat, o come i panda: rinunciando a procreare. Il grosso del pianeta, a leggere le statistiche e l’ultimo romanzo di Dan Brown, avrebbe optato per la prima soluzione. In Italia stiamo sperimentando la seconda. Ci si muove su un terreno incognito: mai nella storia dell’homo sapiens sapiens rimbecillitus era esistita una società tanto anziana. Alcuni aspetti sono persino divertenti: per strada ho appena visto un tizio con il bastone in una mano e il telefonino nell’altra che gridava: «Ho settantacinque anni e sono stufo di stare ancora dietro ai tuoi capricci, mamma!». Le parti della commedia umana non possono cambiare. Ma si possono sostituire gli interpreti. Se i bambini non ci sono più, tocca agli adulti fare i bambini, e ai vecchi fare gli adulti. Fare i vecchi, quello è un lusso consentito ormai solo ai miliardari, che invece si ostinano a sentirsi giovani.
Massimo Gramellini