Imperia
C’era una volta
un pastificio
“di famiglia”
Gandolfo : “Nel ’74 la quattordicesima”
Sista: “Figlio di operaio, ricordo i doni”
Gandolfo : “Nel ’74 la quattordicesima”
Sista: “Figlio di operaio, ricordo i doni”
C’era una volta l’Agnesi: un’azienda di famiglia che dava lavoro sicuro e non aveva (quasi) problemi. A ricordare un passato importante e chiedere di conservare un’azienda-simbolo sono due imperiesi legati allo storico marchio. Entrambi accolgono con favore la proposta di Capacci, aggiungendovi una sorta di «azionariato popolare» che coinvolga ogni cittadino.
Giovanni Gandolfo, che è stato consigliere provinciale del Pd e tuttora è nell’organizzazione del partito, ricorda il suo passato da sindacalista: «Correva l’anno 1974 e da pochi mesi ero rappresentante della Cisl. La mia prima assemblea fu all’Agnesi e la prima trattativa sindacale fu per il contratto integrativo aziendale. Fui sorpreso che al tavolo partecipasse “u sciu Vincensu” , Vincenzo Agnesi, storico imprenditore, aveva in massima considerazione i “suoi dipendenti”: da quell’anno il personale godette della quattordicesima. Mi colpì la disponibilità dell’imprenditore a rendere partecipi i propri collaboratori dei positivi risultati aziendali. Ci confermò che con la Barilla non c’era storia (vinceva Agnesi) mentre con la De Cecco la partita era sempre aperta. Altri tempi». Prosegue: «L’Agnesi era parte della “cultura industriale” della città e del comprensorio insieme a Carli, Alberti, Sasso, Berio e Kernel. L’azienda non può lasciare Imperia: per i tanti posti di lavoro che si perderebbero, per la perdita di un “sapere produttivo” che ricadrebbe negativamente sulle future generazioni».
A ricordare il «gigante decaduto» è anche lo studioso dell’arte e dell’ambiente Alfonso Sista: «Sono figlio di un operaio Agnesi, ormai deceduto da tempo, uno degli imperiesi che da quella industria ha tratto sostentamento e mai avrei immaginato che potesse chiudere. Per me era il luogo dove mio padre lavorava e manteneva la famiglia: ricordo come da piccolo aspettassi Natale, perché a tutti gli Agnesi donavano un panettone Motta, e Pasqua la colomba Alemagna. Ora si recita il necrologio funebre di questa industria vitale per Imperia e provincia, vittima di incapacità imprenditoriale mascherata da “esigenze di mercato”, disimpegno dell’attuale proprietà. E che dire dell’insipienza della classe politica imperiese, e non solo, che nei decenni trascorsi non ha saputo dare risposte alle esigenze di sviluppo dell’azienda, oppure dalla mancata istituzione del Distretto alimentare?».