LA STAMPA
Italia
Il bocciato Fava (Sel)
“Il Pd non mi voleva al Copasir, troppo indipendente”
Claudio Fava non è divenuto presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti. Il suo partito ci è rimasto molto male perché Fava passa per essere un esperto del ramo, avendo guidato severamente una inchiesta sulle “renditions” della Cia, i rapimenti segreti. E lei, Fava, quanto ci è rimasto male?
«Nessuno stupore. Anzi, un po’, perché non ho capito come mai il Pd si sia fatto portavoce di certe preoccupazioni che riguardavano la mia persona. Un atteggiamento che mi addolora». Quanto pensa che abbia pesato la sua inchiesta sui servizi segreti nell’escluderla? «Non credo che ci sia stato nessun signore mascherato che abbia bussato alla porta del Parlamento per mettere un veto su di me a nome dei servizi segreti». E allora? «Registro un clima diffuso... Sono usciti articoli che raccontavano di me, e riferivano di quando, sette anni fa, ho reso dichiarazioni ufficiali al Congresso degli Stati Uniti. Oppure di quanto, cinque anni fa, ho testimoniato al processo di Milano sul caso Abu Omar. Cose che io stesso avrei difficoltà a ricostruire. Si vede che qualcuno conserva memoria». E se ne meraviglia? Lei, Fava, ha messo spalle al muro le segrete intese tra la Cia e i servizi segreti di tutt’Europa, con molti governi che negavano pure l’evidenza. «Si vede che qualcuno ritiene che io mi sia comportato in modo troppo indipendente nel giudicare le attività distorsive delle agenzie di intelligence. Ora, questa mia indipendenza di giudizio penso dovesse essere considerata un merito e non un demerito. Ma così va l’Italia... Fino a oggi il Copasir ha marciato con spirito di sinergia verso le scelte dei governi».Con lei sarebbe cambiata musica? «Se avessero dato al sottoscritto la presidenza, non dico che ci saremmo impegnati a mettere bastoni tra le ruote, ma almeno una corretta vigilanza, quella sì. Finora non è accaduto. Semmai c’è stata una sostanziale continuità, fino al punto che esponenti di governo, dismessa la carica di ministri, divenivano presidenti del Comitato di controllo attraverso il quale potevano “vigilare” sull’operato dei servizi segreti che dirigevano fino al giorno prima. Ma è la democrazia stessa, non soltanto il senatore Fava, che dovrebbe essere preoccupata se ci sono azioni distorsive da parte dei servizi segreti. Io ho segnalato quello che ritenevo un comportamento patologico. Ciò ha determinato veti sul mio nome? Ne sono onorato. Significa che ho lavorato bene, non il contrario». [fra. gri.]