ebook di Fulvio Romano

mercoledì 23 aprile 2014

L'aviatore che resisteva prima della Resistenza

LA STAMPA

Cultura

L’aviatore che resisteva

prima della Resistenza

Su Rai3 l’impresa di Lauro De Bosis, dannunziano antifascista

che nel 1931 lanciò su Roma i suoi volantini contro il regime

Alle 8 di sera del 3 ottobre 1931, a Roma, il corrispondente del Chicago Tribune, David Darrah, sta attraversando piazza di Spagna. Si ferma e non crede ai suoi occhi: manifestini cadono a pioggia dal cielo. I romani stupefatti corrono a raccogliere quei 400 mila foglietti riversati sulla città, che contengono vari appelli: uno è rivolto al Re, al quale si chiede di schierarsi dalla parte della libertà; un altro è diretto ai cittadini che vengono esortati a rifiutare la dittatura di Mussolini. A questo «eclatante gesto antifascista», ovvero a questo oltraggio al regime di Lauro De Bosis, Rai3, in prossimità della ricorrenza del 25 aprile, dedica una bella puntata de Il tempo e la storia che andrà in onda alle 13,15 di domani con la partecipazione dello studioso Giovanni De Luna.

Tramite immagini e documenti inediti, ripescati in archivio dal consulente storico Mauro Canali, il documentario ripercorre la straordinaria vita di De Bosis e l’umiliazione da lui inflitta a Mussolini. Infatti questi sono gli anni delle trasvolate di Italo Balbo sul Mediterraneo e l’Atlantico, in cui l’aeronautica è il simbolo del fascismo trionfante. Un ispiratore dello spettacolare gesto di Lauro è Gabriele D’Annunzio con il volo su Vienna, compiuto 13 anni prima. Il Vate era un frequentatore di casa De Bosis: il padre Adolfo era un celebre letterato, fondatore della rivista Il Convito, punto di riferimento per poeti del calibro di Pascoli e D’Annunzio, e pure Lauro si cimentava con versi e traduzioni. A soli 23 anni comincia a tenere cicli di conferenze, si divide tra Roma e gli States, insegna italiano a Harvard (dove ancora oggi sono attivi corsi sulla sua impresa). Intanto nella capitale, con un gruppo di amici di provenienza cattolica, socialista e liberale, si spinge sul terreno dell’antifascismo militante.

Fonda un gruppo clandestino, «L’alleanza nazionale per la libertà», con Mario Vinciguerra e Umberto Zanotti Bianco. Il loro programma esorta ad avere fiducia nella monarchia e nel Vaticano, considerate le uniche istituzioni in grado di ristabilire le garanzie costituzionali. Però lo sparuto drappello finisce in manette, tranne De Bosis che in quel momento si trova in America. Si rifugia a Parigi, dove si impiega come portiere di notte, e poi a Londra. A questo punto è pronto al passo estremo a cui pensa da tempo. Tenta un primo decollo ma l’aeroplano per un guasto atterra in Corsica. Riprova dall’aeroporto vicino a Marsiglia con un piccolo velivolo dove ha stipato tutti i suoi voluminosi pacchi.Nei suoi appelli invita gli italiani a gesti di disobbedienza civile e a boicottare il tiranno (per esempio esorta a «non fumare. Il fumo rende al fascismo oltre 3 miliardi l’anno, tanto di che pagare tutti i suoi sbirri»).

La sera prima dell’impresa è del tutto consapevole dei rischi cui va incontro: compila un memoriale dal titolo Storia della mia morte. Il suo aereo precipita nel Tirreno durante il viaggio di ritorno, forse per mancanza di carburante. De Bosis, in precedenza, rivolgendosi a un immaginario interlocutore aveva annotato: «Tu certo imprechi contro il fascismo e ne senti tutta la servile vergogna. Ma anche tu ne sei responsabile con la tua inerzia. Non cercarti un’illusoria giustificazione col dirti che non c’è nulla da fare… Il secondo Risorgimento trionferà come il primo». De Bosis si era dato da fare e queste sue parole d’ordine sono le stesse che anni dopo animeranno la lotta di liberazione.

Mirella Serri