Economia
Le stime: tre anni a confronto
Le stime: tre anni a confronto
Dall’ottimismo di Monti
alla crescita lenta del 2014
perso mezzo punto di Pil
La parola chiave per capire è «crescita». La crescita del Pil che - tristemente - non c’è stata. L’indicatore decisivo per spiegare le differenze tra il quadro economico delineato nel DEF del 2013, varato dal governo Monti già dimissionario, quello aggiornato dal governo Letta in autunno, e quello che presenterà oggi il governo Renzi è l’andamento del Prodotto interno lordo previsto per quest’anno.
Un anno fa le elezioni politiche di febbraio, con il loro esito incerto, si erano tenute già da due mesi, e il governo presieduto da Mario Monti si trovava evidentemente in una situazione precaria: dover consegnare ai mercati e all’Europa un Documento di Economia e Finanza che poi sarebbe toccato a un altro Esecutivo attuare (o modificare), sia dal punto di vista delle previsioni macroeconomiche che da quello delle riforme promesse. Monti scelse nel suo «DEF di transizione» presentato il 20 aprile 2013 di mantenere un punto di vista decisamente ottimistico sulle prospettive economiche del 2014, stimando un aumento del Pil pari all’1,3%, di cui - parola del ministro del Tesoro Grilli - addirittura lo 0,7% era garantito dall’«effetto delle riforme». Tra l’altro, giurò Monti, questo +1,3% per il Pil era «una stima prudenziale; possiamo fare meglio». Con una crescita tanto sostenuta, ovviamente il rapporto deficit/Pil veniva stimato all’1,8%, e il debito pubblico in discesa al 129% del Pil.
Che le cose stessero andando molto, ma molto peggio delle previsioni di Monti se ne accorsero presto sia Enrico Letta che Fabrizio Saccomanni. Che però nel loro aggiornamento del DEF del 20 settembre 2013 continuarono a vedere il 2014 attraverso delle lenti decisamente più ottimistiche di quelle adoperate dagli osservatori internazionali e dai centri studi. In particolare, si scelse di rivedere al ribasso di qualche decimale di punto la previsione di crescita del Pil, stimata al +1,1 per cento. Molto più realistica la stima del rapporto deficit/Pil, indicata al 2,5% e sospinta da conti ancora non sotto controllo. Il risultato, una previsione per il debito pubblico in salita, pari al 132,8% del prodotto interno lordo.
Infine, Matteo Renzi. Se le anticipazioni saranno confermate, la crescita attesa per quest’anno è pari a un più 0,8 per cento. Il rapporto deficit/Pil si attesterà al 2,5-2,6%, mentre il dato del debito dovrebbe raggiungere e superare la (impressionante) soglia del 133 per cento del prodotto interno lordo.