Imperia
Caldo e umidità, invasione di zecche
Molti gli animali domestici colpiti dal parassita, la ricomparsa prematura della insidiosa zanzara tigre
Molti gli animali domestici colpiti dal parassita, la ricomparsa prematura della insidiosa zanzara tigre
Invasione di zecche. I campi dell’Imperiese sono pieni dell’odioso parassita ematofago che si nutre, cioè, di sangue. Caldo e umidità delle ultime settimane hanno favorito lo schiudersi delle uova con il risultato che qualsiasi animale a sangue caldo che non sia stato preventivamente trattato con prodotti specifici, è vittima degli assalti di questo acaro. Sono già moltissimi i tutori («padroni» è un brutto termine) di gatti ma soprattutto cani, costretti a rivolgersi alle cure del veterinario per le lesioni provocate dal piccolo ma pericoloso animale. E non solo cani e gatti: anche gli uomini sono soggetti agli attacchi. Andando nei campi, ma anche nel giardino di casa, è buona norma indossare pantaloni lunghi e chiari, così come le calze e le maglie. Del tutto inutile (anzi molto dannoso) usare insetticidi che finiscono solamente per intossicare chi li adopera e che uccidono anche gli insetti utili (sempre meno a causa dell’inquinamento).
Ma non sono solamente le zecche (Nuttalliella namaqua) il flagello di questa non-primavera. A causa dei cambiamenti climatici dovuti all’uomo (che a dispetto del freddo di questi giorni sta facendo salire sempre di più le medie delle temperature globali) e della globalizzazione di merci, animali e piante, è ricomparsa prematuramente la zanzara tigre (Aedes Albopictus). Di solito non la si vedeva prima di luglio. Anche in questo caso non bisogna usare insetticidi, assolutamente pericolosi e inutili, ma dotarsi di zanzariere all finestre e racchette elettriche che si trovano ormai in qualsiasi supermarket. Inoltre, è bene evitare di lasciare i sottovasi pieni di acqua: si possono riempire di sabbia che conserva meglio l’umidità per le piante o, in alternativa, usare fili di rame che uccide le larve di zanzara. Ma attenzione: basta un sacchetto di plastica anche in un’aiuola che formi una piccola pozza di acqua piovana, per far sì che la zanzara tigre depositi migliaia di uova: è segno di grande senso civico rimuovere i sacchetti anche se non sono stati buttati lì da noi (e questo vale per qualsiasi tipo di spazzatura).
Ma i guai, in questo mondo ormai deteriorato per colpa dell’unico essere che potrebbe non esserci, cioè l’uomo (anzi la Natura ne trarrebbe vantaggi), non sono finiti. Le nostre api, fonte essenziale di vita sul pianeta per via dell’impollinazione, sono enormemente a rischio: non basta l’aggressione di parassiti che arrivano da altre parti del mondo (globalizzazione) e che sterminano interi alveari, tanto che oggi si può dire che ci sia un solo esemplare di ape che possa sopravvivere senza un trattamento antibiotico (sull’argomento è bene vedere il documentario in Dvd «Un mondo in pericolo» del regista svizzero Markus Imhoof). A sterminare le api ora ci pensa anche la vespa velutina, parente asiatica della zanzara tigre, che si nutre proprio di api. È necessario ricordare che Einstein disse che «se dovessero scomparire le api, all’uomo non resterebbero che 4 soli anni di vita sul pianeta».
A tutto questo si deve aggiungere la pressocchè totale scomparsa, (specie nella zona costiera) del rospo comune (Bufo Bufo), indispensabile - da milioni di anni - per la lotta agli insetti nocivi e alle zanzare. Travolti senza pietà dalle auto (ma come si fa a non vederli in mezzo alla strada? E perchè, come nei paesi più civili non vengono costruiti - a costo zero - piccoli passaggi sottostradali?), sterminati durante la costruzione di case e avvelenati dagli insetticidi, i rospi sono ormai una figura da enciclopedia con tutti i rischi per la salute anche dell’uomo. In questo periodo i rospi migrano per raggiungere i luoghi di riproduzione, cioè corsi d’acqua e stagni, che sono gli stessi dove loro sono nati: proprio come le rondini. E qui vengono stritolati da automobilisti incoscienti a pochi metri dalla loro meta. Reggono a malapena rane e raganelle, anche loro utilissime, ma fortemente a rischio per via dell’inquinamento e del riscaldamento globale che fa bruciare la loro sottile pelle. Infine, gravi preoccupazioni destano le colonie di passero comune (Passer domesticus): il loro numero è declinato fortemente negli anni a causa dei prodotti chimici - come per esempio i diserbanti - che usiamo nelle campagne e anche in città. Senza questo tipo di volatili che si nutrono di vegetali, i parassiti si moltiplicano diventando veicolo di malattia per gli animali e per l’uomo. I danni alla natura, dove tutto è collegato fino a diventare un organismo unico, sono molti altri. E, purtroppo, praticamente tutti a causa dell’uomo.
GIULIO GELUARDI