Il vino italiano batte la crisi: crescono fatturato e addetti
Dal 2008 l'occupazione registra un +2,7%, mentre in Italia è esplosa la disoccupazione. Vola l'export. Surclassato il rendimento delle Borse: l'indice vinicolo elaborato da Mediobanca è aumentato del 225,7% contro il 61,8% dei listini
di GIULIANO BALESTRERI
MILANO - Il vino batte la Borsa. Di più: il vino batte l'industria manifatturiera. E ancora: il vino supera il settore alimentare e delle bevande in particolare. Risultati che valgono sia in termini di reddittività che occupazionali. Insomma, la crisi che dal 2008 ha travolto il Vecchio continente continua a mietere vittime in tutti i comparti, ma pare lasciare indenne i produttori di vino italiani. Con Vinitaly alle porte, domenica l'inaugurazione ufficiale alla Fiera di Verona, è tempo di bilanci. A tirare le somme di un settore che resta fiore all'occhiello di un Paese appena uscito dalla recessione è Mediobanca secondo cui il 2013 si è chiuso con un aumento del fatturato del 4,8% a 5,6 miliardi di euro (+7,7% l'aumento l'anno prima). Una progressione trainata ancora una volta dall'estero (+7,7%) a dimostrazione che in tutto il mondo, Europa e Nord America in testa, piace "bere italiano".
L'INFOGRAFICA.
L'industria. Per dare un idea del fenomeno vino "made in Italy" basti pensare che lo scorso anno l'industria manifatturiera è rimasta sostanzialmente invariata (-0,3%) così come gli alimentari (+0,3%). Un discorso che va di pari passo con la dimensione occupazionale del comparto vinicolo: mentre la disoccupazione in Italia è esplosa dal 6,8% del 2008 al 12,2% dello
scorso anno, il settore ha aumentato gli addetti del 2,7%. L'INFOGRAFICA.
L'industria. Per dare un idea del fenomeno vino "made in Italy" basti pensare che lo scorso anno l'industria manifatturiera è rimasta sostanzialmente invariata (-0,3%) così come gli alimentari (+0,3%). Un discorso che va di pari passo con la dimensione occupazionale del comparto vinicolo: mentre la disoccupazione in Italia è esplosa dal 6,8% del 2008 al 12,2% dello
La Borsa. Numeri che giustificano l'attenzione degli investitori verso le società del settore quotate in Borsa. Da gennaio 2001 a marzo di quest'anno l'indice del settore vinicolo elaborato da Mediobanca è cresciuto del 225,7% contro il 61,8% della Borse mondiali. Le performance però non sono uguali per tutti: se gli Usa e la Francia volano, Australia, Cina e Cile registrano rendimenti negativi, mentre l'Italia resta ancora alla finestra non avendo alcuna società del settore quotata. Un dato che - secondo Piazzetta Cuccia - andrà aggiornato "se la crescita dei produttori italiani continuerà a seguire i trendi positivi descritti".
Chi vince. Le bollicine made in Italy hanno chiuso un anno da record con un aumento delle vendite all'estero del 10,3% confermando il sorpasso ai danni dello champagne. Tra le cantine, invece, la maglia rosa va a Cantine Riunite-Giv con 534 milioni di fatturato (+4,2%) che valgono anche la settima piazza a livello mondiale. Sul podio anche Caviro (327 milioni, +15,2%) e Campari (228 milioni, 15,8%). Sul fronte della solidità dai bilanci vincono invece il Veneto e la Toscana con in testa Masi Agricola, Casa Vinicola Botter e Antinori.
La produzione. L'Italia si conferma anche nel 2013 il principale produttore di vino al mondo con 44,9 milioni di ettolitri contro i 44,1 milioni della Francia e i 40 della Spagna. La produzione italiana lo scorso anno è salita rispetto ai 43,8 milioni di ettolitri del 2012, pari al 17% del totale mondiale e al 30% della Ue: il valore della produzione nostrana è stimato a 9,1 miliardi di euro.