ebook di Fulvio Romano

sabato 5 aprile 2014

Etihad vs Alitalia: questi i servizi arabi, quelli italiani metteteli voi...

LA STAMPA

Economia

I servizi

C’è un food manager

per scegliere il menu

La preghiera

Mentre l’aereo rulla sulla pista, gli altoparlanti diffondo la benedizione del viaggiatore, alcuni versetti del Corano.

Pranzo e cena

Non ci sono orari: i passeggeri premium scelgono quando e cosa mangiare. Cibo halal, ovvero puro secondo la legge islamica. E c’è anche un food manager che consiglia i viaggiatori. Il menu mescola la cucina araba con quella del paese di partenza,

Il riposo

In Diamond first, la classe più lussuosa, il servizio comprende la biancheria da letto, un materasso multistrato che fa respirare il corpo e prodotti da toilette del marchio newyorkese Le Labo.

Reportage

Sul volo di lusso degli emiri

cibo halal, baby sitter e wi-fi

L’assistenza per i bambini è garantita anche a chi viaggia in Economy

Una voce recita una preghiera mentre l’aereo procede sulla pista. È in arabo, una benedizione al viaggiatore, un versetto del Corano. Siamo su un airbus 330 Etihad. Un matrimonio multiculturale con una Cenerentola assai mal messa che viene data in sposa a un principe straniero. E gli italiani, tutti padri della sposa, vorrebbero conoscere meglio il futuro genero.

Sapere come cambierà lo stile dei loro viaggi e le abitudini. Quale preghiera e di quale religione ascolteranno le parole. Per esempio.

E così eccoci qui. Da Roma Fiumicino ad Abu Dhabi passando per Milano Malpensa. Per business e first un’auto con autista è a disposizione per il tragitto casa - aeroporto entro i 60 chilometri. Oltre si pagano 30 euro. Stesso trattamento quando si arriva a destinazione. Volo EY088 Pearl Business class molto simile alla Magnifica (quella rinnovata) nella configurazione dei posti, tutti con accesso al corridoio, colori diversi, sui toni del beige, del bronzo del marrone, con tappezzeria rigata. Meno sgargianti del verde e rosso Alitalia, ormai banditi dalla nuova area check in di Malpensa di Etihad, nell’area nord del terminal 1, come fanno notare allo scalo milanese. Le Hostess Etihad vestono in tailleur grigio con piccolo cappellino da cui scende un velo candido. Sono di molte nazionalità, capaci di parlare molti idiomi, dal filippino al bulgaro passando per italiano e l’arabo. Il pilota è australiano. C’é anche una nanny, ossia una baby sitter - grembiule arancione e spilla con l’ape Zoe - dedicata ai bambini senza esclusione di classe, in modo che i genitori possano rilassarsi. Ma due nonni con nipotino al seguito (business) non sono molto d’accordo: «La baby sitter è la nonna. Che può fare la nanny?».

L’accoglienza degli ospiti premium è con succhi freschi di frutta e verdura e champagne. Alcolici benvenuti. Pranzo e cena sono à la carte e quando si ha voglia, nessun orario. Nessun carrello che fa su e giù. Gli ospiti possono decidere: mangiare solo l’antipasto, farsi un sonnellino, vedere un film e poi chiedere il primo. Massima libertà. Con i consigli di un food and beverage manager. Cibi, come è specificato nel menù rigidamente halal, ossia puri, leciti secondo le leggi islamiche. Un menù che mescola la cucina araba con quella internazionale e del luogo da cui si decolla.

Sui forum di viaggio circolano notizie sul Dress code imposto dalla compagnia degli Emirati ai suoi ospiti: smart casual per l’Economy (ossia camicia senza cravatta), formale con giacca per business e first. Ma all’imbarco c’è di tutto. Una hostess spiega che queste regole valgono per gli scali asiatici e mediorientali, può capitare di essere richiamati ma dipende. In Occidente si chiudono anche due occhi, ma certo arrivare in minigonna non è consigliato. Che Etihad, in caso di apparentamento, pensi di cambiare le lounge di accoglienza è chiaro quando si entra in quella di Abu Dhabi dove c’è anche una spa per massaggi (se sei in prima classe anche con le pietre calde) e trattamenti di bellezza gratuiti. In confronto quelle di Fiumicino e Malpensa sembrano rifugi alpini. L’obiettivo è di seguire la strada di Emirates che pretende lounge esclusive con marmi, fontane e Rolex alle pareti (così in quella nuova di Malpensa). Nella saletta Premium il buffet offre polpette al sugo, pollo ai funghi, salmone tandoori, riso cantonese e riso basmati, spaghetti. Si mangia con posate di acciaio e piatti di ceramica. Le hostess? Una folla, tutte col sorriso in tecnicolor. Anche in Economy.

Se poi si viaggia in Diamond first le portate si moltiplicano. E il lusso è applicato anche al sonno. A terra ma anche in volo. A iniziare dalla biancheria da letto e da un materasso multi-strato prodotti con estratti dell’albero della gomma per far respirare il corpo. Pigiami in grigio melange, profumatori per cuscini, olio per la digito pressione e prodotti da toilette del brand newyorkese Le Labo. Mentre in business l’amenity kit è in una trousse di artigianato locale ecosolidale. Per la serie gadget democratico: amenity kit versione mini anche in Economy.

Per i workaholic c’è il wifi veloce (a pagamento) a cui connettersi con pc e tablet. All’arrivo è possibile avere un trattamento da vip anche per chi ha viaggiato in economy. I viaggiatori premium hanno diritto a un pass per superare con precedenza i controlli passaporti, gli altri possono comprarlo. E si può prenotare anche una hostess che ti viene a prendere sottobordo con una berlina e ti accompagna, con valletto per trolley al seguito, fino all’uscita e alla macchina di cortesia Ethiad, sempre che si sia prenotata. L’aeroporto sembra un’astronave mediorientale, con i soffitti a mosaico verdi, blu e oro, molte cupole ed enormi vasi argentati. La hostess chiede: «Da voi come è?». E il silenzio sembra fondersi con il vento caldo di Abu Dhabi.

Maria Corbi


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