ebook di Fulvio Romano

martedì 2 luglio 2013

Gramellini: gesti italiani, cimici americane...


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Beau Geste

Il «New York Times» ha scoperto che gli italiani gesticolano, ma non il perché: proverò a svelarlo nell’ultima riga. Prima vorrei confutare un’affermazione contenuta nell’articolo: «Per gli italiani è così naturale gesticolare che faticano a credere che gli altri non lo facciano». Veramente non fatichiamo affatto, per la semplice ragione che gli altri - specie gli americani - gesticolano almeno quanto noi. Solo in modo più nevrotico. L’italiano modello Alberto Sordi compie gesti molli e rotondi: braccia spalancate a croce per esprimere rassegnazione, dita racchiuse a monticello e agitate morbidamente per manifestare una spontanea sfiducia nel prossimo («Ma che stai addì?»). Il gesticolare americano è invece rigido, militaresco. Trasuda assertività e procede a scatti in un turbinare di «okay» e di pollicioni svettanti come obelischi a pochi centimetri dal naso dell’interlocutore. Purtroppo da qualche tempo i gesticolatori d’oltreoceano hanno inventato una mossa terrificante: le virgolette. Quando intendono caricare qualche parola di un significato metaforico, sollevano indice e medio di entrambe le mani e graffiano l’aria per significare che stanno virgolettando il discorso. Come tutte le mode orrende, anche questa è dilagata in maniera incontrollabile e ormai ovunque si vedono persone che parlano «fra virgolette», agitando i moncherini in faccia al prossimo. A noi nostalgici del bel gesto andato, non resta che rispondere rispolverando la tradizione autoctona: racchiudere le dita a monticello e agitarle morbidamente.

P.S. Dimenticavo: gli italiani parlano a gesti per non farsi intercettare dalle cimici degli americani.

Massimo Gramellini


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