ebook di Fulvio Romano

martedì 14 aprile 2015

Le Minoranze turche ora temono la vendetta

LA STAMPA

Esteri

E in Turchia le minoranze

ora temono vendette

Fanatici hanno già ucciso giornalisti armeni e sacerdoti

A poche ore dalle parole di Papa Francesco sul genocidio armeno, il clima in Turchia è surriscaldato. Una situazione di profondo disagio, che paga soprattutto chi non professa l’Islam. Da due giorni nel Paese della Mezzaluna è un rincorrersi di dichiarazioni forti, un vero e proprio gioco al rialzo nella violenza delle parole. Si è iniziato sui social, dando del bugiardo al Pontefice, «condizionato dalla lobby armena», e si è arrivati ad affermazioni ufficiali ben più gravi come il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, che ha accusato il Capo della Chiesa di Roma di discriminare i musulmani con l’utilizzo del termine «genocidio», mentre il ministro per i rapporti con l’Europa, Volkan Bozkir, si è spinto oltre, denigrando le origini argentine di Bergoglio e ricordando che il Paese sudamericano accolse i nazisti.

Sacerdoti assassinati

Frasi pesanti, che non cambiano il clima di generale tolleranza con cui le minoranze in Turchia possono professare il loro credo, ma rischia di essere fonte di ispirazione per qualche fanatico e squilibrato. E a queste cose la Mezzaluna non è certamente nuova. Il Vicario di Istanbul, Monsignor Louis Pelatre, ha parlato «di imbarazzo da parte dei cristiani, irritazione da parte dei turchi». Ma in passato è bastato molto meno perché succedesse una tragedia. Nel 2007, Hrant Dink, giornalista armeno, fu ucciso apparentemente da un giovane fanatico che aveva letto un suo articolo tradotto e completamente travisato in cui definiva il sangue turco «sporco». Dink voleva semplicemente dire quello che in Turchia sanno tutti, ossia che nel Paese ci sono numerosi ceppi etnici diversi. Una verità che è costata a Dink tre proiettili alla schiena a pochi passi dalla sua redazione.

Un anno prima, era stato ucciso a Trebisonda don Andrea Santoro, da un giovane fanatico, per motivi mai chiariti. Ipotesi ne sono state formulate tante, fra cui una particolarmente infame dai giornali turchi. La più attendibile rimane quella secondo cui, in un Paese dove il proselitismo religioso è vietato, una persona non musulmana che si era guadagnata il rispetto e la stima della comunità dava fastidio.

Differenze cancellate

La stessa sorte, nel 2010, è toccata a monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e sgozzato in un pomeriggio d’estate da suo autista di fiducia, Murat Altun, che proprio lui aveva salvato dalla disoccupazione e dalla povertà assoluta. L’assassino ha sempre detto di essere stato spinto all’azione da Allah, perché il prelato rappresentava Satana. La verità è che Padovese era troppo considerato, anche a livello governativo e fra la popolazione.

La Turchia moderna ha imposto un’identità nazionale così rigida da fare dimenticare quello splendido mosaico che era l’impero ottomano. Su oltre un milione di armeni ne sono rimasti 70 mila, più 20 mila ebrei e circa 3 mila greci, un tempo almeno 300 mila. I cattolici, ancora alla ricerca di un riconoscimento giuridico, sono 35 mila.

marta ottaviani