Italia
“Lella” riunita con avvocati e Pd:
io corretta, nessun passo indietro
“Mai sottratta ai miei doveri”. Ma la gela anche un sondaggio
“Mai sottratta ai miei doveri”. Ma la gela anche un sondaggio
La notizia dell’indagine su Raffaella Paita complica una corsa che già s’era fatta più dura del previsto per il Pd, in una regione in cui - in una situazione normale - dovrebbe vincere in carrozza. Un sondaggio riservato Ipsos, sul tavolo dell’assessore, dava la candidata spinta da Burlando e Renzi al 33%, stabile ma sotto il Pd nazionale (al 35), con Giovanni Toti - in corsa per il centrodestra - che sale al 28 e sta andando meglio del previsto. Quel sondaggio vorrebbe altissimo il M5s, al 25% in Liguria (e al 22 in Italia). Un altro sondaggio darebbe Luca Pastorino, il candidato della sinistra (Sel e Civati), tra il 18 e il 20.
Se (e ripetiamo: se) fosse questa la situazione, Paita aveva di che stare in guardia anche a prescindere dall’inchiesta della Procura. Tra i pezzi da novanta del Pd genovese ora c’è chi parla di «giustizia a orologeria, vogliono colpire direttamente Renzi»; ma Paita ha scelto un’altra linea, soft. Riunita in serata con i suoi e gli avvocati, ostenta tranquillità, «sono sorpresa dalle contestazioni, l’allerta meteo e i provvedimenti conseguenti sono di competenza della struttura tecnica e non degli assessori. Non mi sono mai sottratta alle mie responsabilità. Chiedo alla magistratura di andare avanti senza indugio e ribadisco di essere a totale disposizione per tutti gli ulteriori chiarimenti». I legali l’hanno «totalmente» rassicurata sul fatto che non tocchi all’assessore un potere normativo specifico di allarme, e quindi «ho la certezza che tutto si chiarirà», fa sapere. Il Pd genovese le ribadisce «pieno appoggio», e certo lei non ha intenzione di tirarsi indietro. Fatto sta che il quadro generale non è roseo.
Matteo Renzi, col suo tipico, ferino intuito, aveva già fiutato la difficoltà politica per il Pd, lunedì era andato personalmente in Liguria e aveva promesso: «Verrò a fare campagna elettorale qui perché è un luogo dove stanno cercando di fare una lista a sinistra per far vincere la destra». Tra l’altro, in una serata in cui era invitato anche all’anteprima a Roma del film di Walter Veltroni. Come a dire (e l’ha detto) «se mi sfidano, io ci sono».
Naturalmente molte sono le ragioni liguri perché Renzi viva così la vicenda. Innanzitutto il caso-brogli, che aveva offuscato la vittoria di Paita alle primarie, portando il suo rivale, Sergio Cofferati, a lasciare il Pd - una rottura inaudita, se pensiamo che stiamo parlando dell’ex segretario della Cgil. Quindi altre due variabili che stanno scombussolando tutto: la prima è che una candidatura alla sinistra di Paita alla fine c’è stata. La seconda è un altro filone di indagine, che non riguarda Paita ma sta toccando due assessori della giunta uscente, vede indagato il capogruppo uscente del Pd, e al momento ha degli esiti ancora imprevedibili: l’indagine sulla vicenda delle spese pazze, che annuncia di essere uno stillicidio di qui al voto.
Di buono per Paita c’è che la sinistra come suo solito s’è spaccata anche quando punta a spaccare gli altri, e ha due candidature, Luca Pastorino (Sel, Civati, rete a sinistra, comunità San Benedetto), e Antonio Bruno, sostenuto da altra Liguria, formazione stile Podemos. Insomma, la gauche italiana non riesce a stare unita neanche quando attacca il Pd di sistema. E Paita, non senza ragioni, ricorda che Pastorino «è delfino di Burlando almeno quanto me, Burlando aveva due delfini». Burlando aiutò Pastorino nella campagna per le politiche; in parlamento s’è poi rinsaldato il forte legame Pastorino-Civati.
Ps. Dulcis in fundo, a Paita serve il 36 per cento per avere la maggioranza in consiglio regionale, 16 consiglieri su 30. Altrimenti, comunque sia, inizia il calvario delle mediazioni.
jacopo iacoboni