ebook di Fulvio Romano

mercoledì 6 dicembre 2017

l’eterna lotta tra il nudo e la morale ( il puritanesimo anglosassone soffoca l'Occidente)

LA STAMPA

Cultura

l’eterna lotta tra il nudo e la morale

Ultimo bollettino dal fronte americano del sessualmente corretto. Una petizione on line ha raccolto settemila firme perché il Metropolitan Museum di New York stacchi dai suoi augusti muri un quadro di Balthus del 1938, Thérèse rêvant, che raffigura una giovane, anzi troppo giovane fanciulla seduta su una sedia con la gonna alzata che lascia vedere le mutandine, mentre in primo piano un innocente gatto lecca tranquillo il suo latte. Si tratta di una «ragazza prepubere» in una «posizione sessuale suggestiva», così accusa tale Mia Merrill del movimento femminista #MeToo che ha sollevato il caso. Anche con una certa moderazione: Merrill, bontà sua, non chiede il ritiro di tutte le opere dell’artista franco-polacco, ma solo di quelle che lei giudica «apertamente sessuali». Il Museo, per ora, resiste, ricordando la sua missione che è quella di «raccogliere, studiare, conservare e presentare» l’arte «di tutte le epoche e di tutte le culture», compresa quella non troppo in regola con la morale. Ignote le reazioni dell’artista, morto da diciassette anni.

Siamo all’ennesimo caso in cui la realtà supera la fantasia. I precedenti non mancano. Com’è noto, Facebook censurò a suo tempo l’Origine del mondo di Courbet, che mostra in primissimo piano un dettaglio anatomico femminile che è poi in effetti quello che sta all’origine dei bébé. E pochi giorni fa la Transport for London ha rifiutato di appendere nelle fermate della metropolitana i poster che pubblicizzano la grande mostra viennese prossima ventura su Egon Schiele perché sopra c’erano i suoi celebri nudi. Oltretutto macilenti e malsani, quindi poco in linea anche con il fisicamente corretto (per inciso, dall’Austria hanno preso la censura al balzo per sfottere e contemporaneamente fare un po’ di marketing. Anche loro hanno coperto i genitali dei modelli di Schiele con una pecetta e la scritta: «Vieni a vederlo per intero a Vienna»).

A questo punto, non resta che mettersi avanti con il lavoro e suggerire ai censori le prossime mosse:

- divieto totale del Romeo e Giulietta di Shakespeare, poiché miss Capuleti non ha ancora 14 anni. Naturalmente banditi anche tutti i derivati della lamentevole tragedia, il balletto di Prokof’ev, le opere di Gounod, Zandonai e Bernstein, le sinfonie di Cajkovskij e Berlioz, i film di Zeffirelli e Luhrmann, solo per citare i più popolari;

- idem per il Faust di Goethe con la sua Gretchen quattordicenne e tutto quel che ha ispirato;

- pecette sull’Amor vincitore di Caravaggio che raffigura un ragazzino nudo, e quel che è peggio visto dal lato A, e che per di più era forse l’amante di quello sporcaccione del signor Merisi;

- copertura di tutti i putti, paggi, amorini, cherubini dell’arte europea che mostrano il loro glabro sederino da infiniti affreschi, quadri, arazzi e così via.

E dire che per secoli si è infierito contro Papa Pio IV che fece coprire le «vergogne» del Giudizio universale di Michelangelo nella Cappella Sistina, e che al povero Daniele da Volterra, il pittore incaricato della pudica bisogna, fu affibbiato il soprannome di «Braghettone». Rispetto alla signora Merrill, erano dei dilettanti. 

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Alberto Mattioli


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