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Esplode la bitcoin-mania
Le 1300 monete digitali
valgono più di 400 miliardi
Oggi il debutto alla Borsa di Chicago, dopo il record a 19 mila dollari
Oggi il debutto alla Borsa di Chicago, dopo il record a 19 mila dollari
Tutti pazzi per la criptovaluta. Mentre il Bitcoin macina record, la febbre da valuta alternativa contagia sempre più investitori, anche quelli più piccoli. Un picco di interesse dettato dalle aspettative di rialzo e di maggior impiego della moneta digitale negli scambi. Ed ecco che il Bitcoin segna un rialzo del 40% in 40 ore, arrivando a superare la soglia dei 19 mila dollari, per poi assestarsi a circa 14.500 dollari. La cripotvaluta creata da Satoshi Nakamoto, o dall’eminenza che si nasconde dietro tale nome, arriva a raggiungere un valore di mercato di 271 miliardi, superiore a 488 delle 500 Corporation dello Standard & Poor’s 500. Una capitalizzazione che supera quella dell’oracolo Warren Buffett, e il Pil di un Paese come la Nuova Zelanda, distanziando colossi di Wall Street come Goldman Sachs o Ubs.
Ma non di solo Bitcoin si nutre il mondo della criptovaluta, dove fioriscono divise digitale ogni giorno: ad oggi se ne contano 1330 per un valore di oltre 400 miliardi di dollari, anche se solo 17 sono sopra il miliardo di dollari. E un proliferare di inviti e promozioni “vestiti” anche da occasioni natalizie, come le monete digitali offerte gratuitamente col logo accattivante di “cryptogift”, ovvero cryptoregali. E ancora: «Non comprate Bitcoin, le cryptovalute del futuro sono altre», recita un sito specializzato, mentre c’è chi in modo più scientifico indica quali sono le “CryptoBig” su cui puntare, ora. Come Ethereum o la rampante Iota, che, pur valendo meno di 5 dollari, ha messo a segno un balzo dell’850% nell’ultimo mese e del 231% nell’ultima settimana. E con boutique finanziarie online come Crypterium, che si definisce «la Jp Morgan delle criptobanche». Del resto le medie di mercato parlano chiaro con performance superiori rispetto a quelle dei titoli azionari. Tanto che la febbre da criptovaluta ha contagiato anche uno degli ultimi bastioni del socialismo reale come Nicolas Maduro. Il presidente venezuelano ha annunciato che lancerà una criptovaluta bolivariana, il “Petro” il cui valore è agganciato all’andamento di petrolio, gas, oro e diamanti. L’ultima spiaggia per il regime di Caracas impossibilitato a stampare moneta per il tasso di inflazione da capogiro.
Ma anche uno spunto di riflessione per capire i rischi legati a questo mondo, come avverte Howard Davies, presidente della Royal Bank of Scotland, il quale ha paragonato la febbre da criptovalua all’Inferno dantesco. Che ci sia un problema di volatilità è stato chiaro anche negli ultimi giorni quando da un picco di 19.340 dollari il Bitcoin ha improvvisamente fatto registrare un calo del 20%, scendendo a 15.198 dollari e poi risalendo poco sopra i 16 mila dollari. Un altalena dettata anche dal fatto che ad oggi la criptovaluta è scambiata solo sul mercato «over the counter», ed è quindi scevra da codificazioni tipiche dei mercati regolamentati. Ecco perché alcuni vedono con un certo timore il lancio del primo contratto «future», previsto per domenica 10 dicembre, sul Chicago Board of Exchange e, il 18 dicembre, sul Chicago Mercantile Exchange.
Come hanno spiegato le principali autorità di settore in una missiva ufficiale «l’introduzione dei future sul bitcoin non è supportata dalla necessaria trasparenza». Anche perché sul mercato Otc si può puntare solo al rialzo, mentre con i «future» si potrà venderla allo scoperto, ovvero puntare al ribasso. A quel punto, potrebbe scattare una pioggia di ordini di dismissione, con conseguenti buchi di liquidità devastanti. Specie per gli investitori più piccoli.
francesco semprini