Cuneo
L’esperienza del bancario monregalese originario di Dogliani
È il più longevo trapiantato d’Europa
“Grazie alla scienza ho un cuore nuovo”
Il 3 dicembre del 1967 l’ambizione e l’abilità di Christiaan Barnard cambiò il corso della medicina e diede speranza a milioni di malati nel mondo. Quel giorno di esattamente 50 anni fa il cardiochirurgo sudafricano portò a termine con la sua équipe il primo trapianto di cuore nella storia. A quella attività pionieristica - anche se da molti considerata un azzardo perché troppo in anticipo sui tempi considerando le ancora scarse conoscenze di allora - deve dire grazie anche Gian Mario Taricco, 52 anni, che il 18 novembre 1985 fu il secondo trapiantato d’Italia. Ora è il più longevo trapiantato di cuore d’Europa.
Laureato in Giurisprudenza, bancario, originario di Dogliani (il padre era Filippo Taricco, ex sindaco del paese, morto nel 2009), ma dal 1995 residente a Mondovì con la moglie Denise, i figli Andrea e Pietro e da qualche tempo il cane Webb, Gian Mario il 12 dicembre dell’anno scorso ha subìto anche un trapianto di rene alle Molinette di Torino. «Un’esperienza molto diversa da quella dell’85 - racconta -. All’epoca avevo vent’anni, ero un grande appassionato di sport e nel giro di pochi mesi la mia vita era stata stravolta da una miocardiopatia dilatativa che mi stava velocemente portando alla morte. Il problema ai reni è stato dovuto probabilmente a oltre trent’anni di farmaci assunti per evitare crisi di rigetto del cuore». Nell’85, poi, non esistevano ancora le restrizioni sulla privacy, così Taricco aveva avuto modo di conoscere l’identità del donatore: si chiamava Andrea Orlandi, era un ragazzino di 14 anni di Magenta, nel Milanese, morto in un incidente in motorino. «In seguito ho sempre mantenuto i contatti con i suoi fratelli e soprattutto con i genitori, che ora purtroppo non ci sono più - aggiunge Taricco -. Inoltre, ho chiamato il mio primogenito Andrea (oggi ha 19 anni, ndr) in omaggio a colui che mi ha permesso di continuare a vivere».
Con il professor Mario Viganò, il luminare, oggi pensione, che nel 1985 lo operò all’ospedale «San Matteo» di Pavia, è ancora in ottimi rapporti. Si vedono spesso durante i controlli periodici che Taricco deve fare nel Policlinico lombardo e Viganò dice di considerarlo «come un figlio».
Nel luglio 2007 Taricco dovette anche fare i conti con un incendio scoppiato nel villaggio dove stava trascorrendo le vacanze a Peschici, sul Gargano. Una vita intensa insomma. «Sì e se sono qui a raccontarla devo dire certamente grazie alla scienza - conclude -. Fondamentali però, insieme alla mia famiglia, sono state anche la fede che mi accompagna da sempre e la forza d’animo: senza, non ce l’avrei fatta».