Italia
L’ultima
follia
Beppe Grillo, che ventiquattr’ore prima aveva invitato i suoi ad abbassare i toni, ha postato su Facebook il video girato da un suo militante. Si vede un giovane alla guida di un’auto con a fianco una sagoma del presidente della Camera, Laura Boldrini. Viene chiesto, a chi guarda, che cosa sarebbe opportuno fare, in macchina, con la Boldrini a fianco. La fogna che tracima dalle risposte è facile da immaginare.
Meno facile invece è immaginare il motivo per cui - dopo il ripetersi di episodi del genere - uno come Grillo continui a riscuotere, nei sondaggi, consensi che variano dal venti al venticinque per cento. Oddio: una ragione del perdurare del successo ci sarebbe, e sta nell’ostinazione con la quale buona parte della classe politica cerca di resistere al cambiamento (Renzi ne sa qualcosa). Ma basterebbe un po’ di ragionamento, e soprattutto molta osservazione, per dubitare della sbandierata volontà, da parte di Grillo, di star davvero dalla parte del cambiamento.
Tutto quello che Grillo ha fatto finora va in direzione dell’assoluta conservazione dello status quo. Vinte le elezioni (perché in fondo le ha vinte), l’ex comico non ha voluto neppure dialogare con l’altro primo arrivato ex aequo (Bersani), rifiutando una collaborazione dalla quale il Movimento Cinque Stelle avrebbe potuto ottenere qualcosa: certo non tutto, ma comunque più del nulla che s’è ritrovato in pugno. Adesso Grillo s’è rifiutato di collaborare pure con Renzi, anche su temi a lui cari come il finanziamento pubblico dei partiti. Quanto alla legge elettorale, ha sbraitato per mesi che il Porcellum faceva schifo: ma è l’unico sistema di cui ha chiesto veramente la conferma. Oggi vuole un proporzionale che sortirebbe l’unico effetto di non far vincere nessuno, e quindi di prolungare a oltranza la paralisi.
Evidentemente pensa che solo in una situazione del genere può continuare a vivere e prosperare. Rinunciando ad ogni responsabilità di governo e urlando che chi governa è ladro corrotto e incapace. Naturalmente lui e i suoi diranno che anche questo articolo è feccia del regime, e ripeteranno per l’ennesima volta la bugia del finanziamento pubblico dei «grandi giornaloni». Quisquilie, in fondo, rispetto al lupanare scatenato contro Laura Boldrini.
Per anni abbiamo stigmatizzato i toni e le boutade di tanti politici della cosiddetta seconda Repubblica. Ad esempio, quelli di un Bossi. Al confronto di Grillo, il Senatùr era un moderato. Lui, almeno, un progetto politico lo aveva: criticabile quanto si vuole, ma lo aveva. Beppe, invece, punta solo allo sfascio per poter sopravvivere come megafono del malcontento. La Lega, poi, aveva il buongusto di non nascondere la propria natura. Grillo invece si auto-attribuisce l’etichetta dell’Italia della gente perbene, quella onesta, quella migliore. È questo moralismo l’aspetto più miserabile.
Michele Brambilla