ebook di Fulvio Romano

lunedì 3 febbraio 2014

Fabio Sabatini: cos'è diventato il M5s?


Da Il Fatto quotidiano


Che cosa è diventato il Movimento 5 Stelle?

Varie volte, in questi giorni in cui toni e modi dei grillini sono sotto accusa, mi è capitato di leggere il ritornello: è sbagliato parlare di fascismo per via di qualche sciocchezza detta o fatta da poche mele marce. Ciò che conta è la forza propositiva del movimento, unica vera forma di opposizione in Italia. Tale ragionamento viene avanzato, di solito, dai tantissimi attivisti a Cinque stelle per bene, seri e animati da sincere intenzioni costruttive.

No, cari attivisti, è troppo semplice risolvere la questione in questo modo. Anzitutto, l’opposizione portata finora dal movimento cui partecipate è stata risibile e inconcludente. Ma non è questo il punto.

Il punto è che dovete chiedervi in quale parte dell’arco costituzionale voi, persone per bene, siete finiti a fare politica attiva. Un movimento che si caratterizza per un totale e ostentato controllo da parte dei suoi due leader, per l’immediata repressione di ogni forma di dissenso interno, per il manifesto disprezzo delle istituzioni e per la sua crescente tendenza anti-parlamentare, per le esplicite e reiterate pulsioni xenofobe, sessiste e razziste (non solo tollerate ma anche aizzate dal capo supremo), per i toni e il linguaggio estremi e volgari, per gli incitamenti sempre più frequenti alla violenza (soprattutto di genere), per lo squadrismo digitale (tempeste di insulti e di minacce rivolte con svizzera precisione a chiunque osi criticare il movimento, dall’interno o dall’esterno), per le liste di proscrizione dei giornalisti non amici, per il dileggio collettivo della cultura e degli intellettuali, per il rifiuto ostinato di ogni forma di complessità, e per la sbarazzina superficialità con cui viene liquidata la storia recente del nostro paese. 
Un movimento in cui la grandissima maggioranza dei partecipanti non batte ciglio né prova la benché minima forma di preoccupazione nella lettura di decine e decine di commenti che incitano alla violenza sessuale sulla pagina Facebook del capo, o nel veder diventare virali sui social network foto che mostrano il rogo dei libri scritti dal dissidente di turno.

Ecco, un movimento così è, oggi, la casa naturale dei fascisti. Perciò è logico che chi abbia delle tendenze fasciste voglia rifugiarsi lì.

E voi che siete persone per bene, serie e animate da sincere intenzioni costruttive non potete più ignorarlo. Ci sono momenti in cui bisogna prendere posizioni dolorose. Siete finiti nella casa naturale dei fascisti in un paese che il fascismo l’ha già rovinosamente sperimentato, neanche tanto tempo fa, e che sta attraversando la più dura crisi economica del dopoguerra. Siete in compagnia di tante, tantissime persone che sono, chi più, chi meno, portatrici di idee e di modi non democratici. Se questo non vi fa sentire a disagio, è il momento di porsi delle domande. Se tollerate, e omettete di stigmatizzare, il fascismo che sta fiorendo proprio accanto a voi, ne siete responsabili anche voi.

E con questo non voglio in alcun modo sostenere che dobbiate andare a parare a sinistra. Al contrario. I partiti di sinistra sono stati finora la più mortale delle delusioni, per me come per tanti di voi. Né penso che i tratti antidemocratici del movimento di Grillo debbano far passare in secondo piano l’eversione sistematica e organizzata dall’alto di cui è stato ed è tuttora portatore il berlusconismo. Anzi.  L’incapacità della sinistra, l’eversione berlusconiana e lo squadrismo grillino sono aspetti parimenti gravi della tragedia politica in cui è sprofondato il nostro paese.

A quale porta possano bussare oggi i delusi francamente non lo so. Al punto che, per la prima volta nella vita, ho smesso di considerare esecrabile l’astensione, e anzi provo la massima empatia per chi a votare proprio non ci riesce più. E anche per i tanti colleghi e amici che hanno i mezzi, il coraggio, e l’età per lasciare questo paese sempre più povero di speranza. Ma noi che rimaniamo, pur delusi, dobbiamo almeno riattivare i nostri anticorpi democratici, prima che sia tardi.