Italia
L’Italicum era già scritto nel disegno dei saggi
A settembre nel documento finale si poteva leggere dello spagnolo corretto e del doppio turno “ballerino”
A settembre nel documento finale si poteva leggere dello spagnolo corretto e del doppio turno “ballerino”
Lo chiamavano il sistema «ballerino»: il presunto «colpo di scena» dell’odierno Italicum - che all’epoca qualcuno chiamava semplicemente «il Matteum», ovvero il secondo turno di ballottaggio se nessuna coalizione raggiunge la soglia di voti necessaria a far scattare il premio di maggioranza, era infatti noto sin dall’inizio dello scorso settembre, come ricorderanno i lettori della Stampa che lo raccontò, spiegando che era proprio il sistema preferito da Matteo Renzi. E che solo per un soffio non diventò la scelta del famoso tavolo dei 40 saggi, quel consesso fortemente voluto da Giorgio Napolitano e guidato dal ministro delle Riforme Quagliariello: con grande abilità tattica Matteo Renzi di quel progetto ha reso noto un pezzetto alla volta - spagnolo, no spagnolo modificato, no italicum con doppio turno ballerino - offrendo ogni tranche come soluzione ai problemi che il pubblico dibattito poneva. Il documento finale dei Saggi, vergato con la penna di Luciano Violante, parlava chiarissimo al capitolo quinto, quello dedicato al «Sistema elettorale»: lodi al sistema spagnolo, e poi al punto 8 si legge che «Particolarmente coerente con l’ipotesi del governo parlamentare appare un sistema elettorale di carattere proporzionale con clausola di sbarramento al 5%, con premio di maggioranza che porti al 55% dei seggi la coalizione o il partito vincente che abbia superato...una soglia tra il 40 e il 50%». La discussione su questo punto fu vivace: si sarebbe voluto indicare precisamente il 45%, ma Renzi premeva perché fosse il 40: sperando, all’epoca , che il Pd e i suoi alleati avrebbero potuto farcela al primo colpo.
Adesso - e lo si vedrà stamattina, quando l’«Italicum» verrà depositato in Parlamento, quella soglia si è ulteriormente abbassata al 35-36 per cento: frutto dell’intesa Renzi-Berlusconi e soprattutto dei loro sherpa (che han trattato a lungo prima dell’incontro tra i due leader) D’Alimonte-Verdini. Ma appunto la vera novità del documento dei Saggi, e quella che fa dello spagnolo modificato alla fiorentina un sistema perfettamente originale e inedito, è nel capoverso finale del punto 8: «Se al primo turno di votazione nessuna lista o coalizione di liste raggiunge la soglia per guadagnare il premio di maggioranza, si prevede un secondo turno di ballottaggio tra la prima e la seconda forza attribuendo a quella vincente il premio di maggioranza». Una trovata la cui paternità viene attribuita da taluni al professor D’Alimonte, da talaltri direttamente a Luciano Violante. E trovata geniale perché, lungi da cristallizzare la nuova legge elettorale sulla fotografia della politica italiana di oggi, con tre forze quasi equivalenti, riconosce che quel che accade in Italia è quel che accade in Europa, dove Tony Blair vinse l’ultima sua tornata col 35 per cento, e recentemente Hollande in Francia col 29 per cento dei consensi.
Nella bozza dei saggi non c’erano, invece, altri punti non secondari, e molto «alla fiorentina» (con tutto il senso machiavellico che l’aggettivo contiene): la più vistosa forzatura ovvero una «clausola» che consenta alla Lega di superare lo sbarramento, e la ridistribuzione degli «avanzi» nei collegi su base nazionale. Poniamo infatti che gli alfaniani si presentino alle prossime elezioni con Berlusconi, ma non superino il 5 per cento: con il riparto nazionale, quei voti vanno comunque a Berlusconi. Si tratta di aggiustamenti necessari a far «quadrare» la nuova legge con le «necessità» della politica. Ma il diavolo sta proprio nei dettagli. E pare che alcuni costituzionalisti abbiano fatto simulazioni dei risultati, e si siano accorti che i conti non tornano. Si vedrà se adesso il testo di legge conterrà adeguati aggiustamenti.
Twitter @laramps
ANTONELLA RAMPINO