ebook di Fulvio Romano

sabato 4 maggio 2013

Renzi: Oltre la rottamazione...

Da La Stampa

Matteo Renzi arriva impeccabile in vestito blu, camicia bianca e cravatta azzurra a Dogliani, provincia di Cuneo. Non sono evidentemente gli abiti di un rottamatore, vestiti che ha - pare - definitivamente dismesso.

Il nuovo Matteo Renzi vuole invece ricostruire. «La rottamazione ha vinto - spiega lui prima di salire sul palco con Giovanni Minoli per il Festival della Tv -. Ha perso le primarie, ma ha vinto le secondarie. Ora c’è bisogno di andare oltre».

E «Oltre la rottamazione» è infatti il titolo del libro che sta per pubblicare con Mondadori: un manifesto politico con il quale il sindaco di Firenze affronterà una fase tutta nuova anche per lui. «Da De Gasperi agli U2» era il titolo del suo primo libro, più immaginifico che solido. «Oltre la rottamazione» invece è quanto di più solido ci sia. È incentrato su tre pilastri: il lavoro, il futuro, la politica. Il capitolo finale è una lettera a Gregorio - nome inventato - che rappresenta un ragazzo che avrà vent’anni nel 2033. Un neonato di oggi.

Renzi ci tiene a ripeterlo: «Noi dobbiamo restituire fiducia nell’Italia, ridare entusiasmo». Fare politica - per lui- significa proprio questo. «Dobbiamo dare una missione al Paese per i prossimi vent’anni». È la colpa «peggiore» di Berlusconi, il «suo fallimento»: aver gettato questi ultimi vent’anni sprecando l’opportunità di fare le riforme di cui il Paese ha bisogno.

Renzi cerca di vedere a vent’anni ma non dimentica l’oggi e attacca a testa bassa Berlusconi. È il primo, nel suo partito, a dire che non può essere il Cavaliere il capo della Convenzione delle riforme («Farlo diventare padre costituente mi pare inaudito»), risvegliando dal torpore un Pd un po’ ingessato dopo l’avvio del governo delle larghe intese. Conferma che è stato Berlusconi a dire no a un suo possibile incarico da premier per questa stagione: «Mi ha chiamato Alfano per spiegarmi che loro preferivano Letta, anche se non so Napolitano come si sarebbe comportato se i partiti avessero avanzato il mio nome».

Acqua passata. Ora comincia una nuova fase, una terra inesplorata un po’ per tutti.

È il momento di ricostruire forse perché non c’è più niente da rottamare. La classe dirigente che governava il partito è quasi completamente uscita di scena per un fatto molto semplice, secondo il sindaco: «Abbiamo perso le elezioni. Coloro che mi attaccavano in campagna elettorale perché dicevo che bisognava prendere i voti del centrodestra, oggi governano con i ministri del centrodestra». Ma non intende fare la guerra a Letta («Con lui sarò leale come con Bersani»), che è «serio, europeista e ha un solo difetto: essere pisano». Per Renzi, il premier non è un competitore neanche sul terreno del ricambio generazionale («Ho dieci anni meno di lui- scherza -, cioè ben due legislature»). Conferma che non è adatto per fare il segretario del Pd ma è contento del fatto che nessuno lo viva più come corpo estraneo nel partito («Un appestato», dice lui). Solleva Bersani dall’essere l’unico responsabile della disfatta ma rileva che mentre «Grillo riempiva le piazze, noi ci chiudevamo in un teatro sapendo solo ripetere “lo smacchiamo”».

Ma è l’Italia che ha in testa e da lì intende ripartire più che dal partito. Il libro in uscita segna il primo passo di questa nuova fase. Il secondo passo l’ha fatto ieri sera. Una cena riservatissima a casa dell’ingegner De Benedetti sulle colline di Dogliani. Il nuovo Renzi è pronto per la prossima battaglia.

Twitter@chedisagio

marco castelnuovo

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