ebook di Fulvio Romano

domenica 26 maggio 2013

Il funerale del prete degli ultimi...

LA STAMPA

Italia

Genova

Fischi e “Bella ciao”. Il funerale colorato del prete degli ultimi

Bagnasco contestato durante l’omelia per Don Gallo

All’inizio sono colpi di tosse insistenti, poi i seimila in strada intonano «Bella ciao» e dentro la chiesa di Nostra Signora del Carmine cominciano fischi isolati, infine un provocatorio applauso che spezza l’omelia del cardinale Angelo Bagnasco. È il funerale di don Andrea Gallo, il fondatore della Comunità di San Benedetto al Porto, il prete degli ultimi, il prete «degli scartati», come si definiscono i suoi ragazzi durante la Preghiera dei fedeli. È il funerale di un religioso capace di radunare sotto la pioggia battente una folla di 7 mila persone che sembra un crogiuolo. Forse un riflesso, un bagliore di quella «Chiesa solidale» che il prete di strada sognava. Un addio che registra la contestazione al rappresentante della gerarchia ecclesiastica ma anche l’intervento della storica segretaria di don Gallo, Lilli, 73 anni, che zittisce tutti, facendo vergognare molti. E poi lo stesso cardinale che porge l’ostia alle transgender Vladimir Luxuria e Regina. E che sceglie, come lettura, il brano di Isaia sul sacerdozio: «Il Signore mi ha mandato a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri».

Ancora, i sindaci della Val Susa, i NoTav ma anche il vicedirettore regionale della Caritas che legge il Vangelo («Beati i poveri, guai ai ricchi», San Luca), oltre 20 sacerdoti sull’altare (tra cui tre vicari episcopali e don Luigi Ciotti), il segretario della Fiom Maurizio Landini, i «camalli», il sindaco Marco Doria per un ricordo laico di Don Gallo dopo la funzione, il governatore ligure, Claudio Burlando, la bandiera della pace e i gonfaloni di Regione e Comuni, i ragazzi di San Benedetto e in testa al corteo funebre il poliziotto dell’ufficio minori con la fascia viola a bandoliera sulla tonaca da diacono. E poi Alba Parietti e Shel Shapiro, Dori Ghezzi («Ho perso un altro punto cardinale, dovrò a navigare a vista») e più defilati Ivano Fossati, il segretario di Rifondazione Paolo Ferrero, Gad Lerner e Antonio Padellaro. Luca Casarini porta la bara a spalla in chiesa insieme ai portuali e a un produttore di grappa, Luigi Barile, partigiano con don Gallo e per sempre amico. Per il Genoa squadra del cuore ci sono Davide Ballardini e Giampiero Gasperini e lì, accanto al feretro, davanti alla panca dove siedono gli amati nipoti del don, Vittorio e Paolo, accoccolati per terra ecco i pulcini rossoblù allenati proprio da Paolo. E la gente dei vicoli e dei quartieri borghesi, bambini, anziani, invalidi cui la folla lascia spazio per l’ultimo sguardo alla bara, con sopra il cappello nero, la sciarpa rossa e il fazzoletto dell’Anpi.

Sono le 10 quando il corteo si muove dalla chiesetta di San Benedetto al Porto, aperto dai sacerdoti, l’anziano parroco don Federico Rebora, che accolse nel ‘70 don Gallo allontanato dal Carmine, don Ciotti, don Vitaliano della Sala e tanti altri. Hanno stole che sottolineano il loro modo di essere preti: don Ciotti con i colori della bandiera della pace, gli altri quelle etniche, a motivi peruviani, come don Andrea. I ragazzi della Banda Murga dei vicoli suonano i tamburi di latta, un ritmo struggente. Via Balbi, la strada dell’Università, è chiusa al traffico e piena del nastro di gente che si dipana risalendo fino a quella chiesa dove don Gallo celebrò la sua prima messa e divenne poi scomodo per la Curia, che lo allontanò. Un ricordo mai cancellato. Il cardinale Bagnasco lo sa, ma come arcivescovo di Genova e presidente della Cei vuole sottolineare che il rapporto tra il cardinale Siri e don Gallo fu anche altro. «Don Andrea - dice nell’omelia - sapeva che la sua era una risposta a coloro che sono percossi dalla vita. Non pretendeva che fosse la risposta di tutti, perché la fantasia del bene è grande ed è percorsa con generoso sacrificio da molti». Don Gallo, prosegue, ha sempre considerato il cardinale Siri «un padre e un benefattore»: comincia la contestazione. E quando il cardinale racconta gli incontri del sacerdote «con i suoi arcivescovi» fuori si mettono a cantare «Bella Ciao». L’applauso polemico esplode alla rievocazione del loro ultimo incontro. Domenico Chionetti, braccio destro del sacerdote, pallido e disfatto, mormora «Don Gallo non avrebbe accettato neanche un brusìo sul suo vescovo». Ma è la leggendaria Lilli, ovvero Liliana Zaccarelli, emiliana di Carpi, che si impadronisce del microfono: «Ragazzi, così non rispettate Andrea. Lui sapeva che la chiesa senza la “testa” non funziona. Aveva un grande rispetto per il vescovo. Se vogliamo bene al Gallo, impariamo a rispettare tutte le voci, come lui avrebbe ascoltato noi». Poi al cardinale: «Scusate se mi sono permessa».

Vladimir Luxuria partecipa alla Preghiera dei fedeli: «Grazie di averci fatto sentire, noi creature transgender, figlie di Dio volute da Dio e amate da Dio. Ci auguriamo che in tanti seguano il tuo esempio e ci auguriamo anche che qualcuno ti chieda scusa». Gli applausi sono scroscianti anche per don Ciotti: «Don Gallo ci ha insegnato a guardarci dentro senza paura delle contraddizioni, delle ambiguità, dei limiti. E se trovate qualcuno che ha capito tutto, a nome di Don Gallo e mio, salutatelo ma cambiate strada».

Alessandra pieracci


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