ebook di Fulvio Romano

sabato 21 luglio 2018

Spagna, la donna forte e il giovane rampante

LA STAMPA

Esteri


sfida nel Pp per cancellare le ombre di Rajoy

Casado favorito sulla ex vicepremier Sáenz de Santamaría: il congresso dei popolari sceglie il presidente

Dalla sua nuova scrivania nell’ufficio del catasto Mariano Rajoy ha guardato con rabbia il suo Partito Popolare dividersi: «Ma che fanno, litigano in pubblico?». La colpa della rottura di questo tabù, in realtà, è sua: due mesi fa se n’è andato, tornando alla vecchia occupazione, senza nominare un successore. Così, il Pp spagnolo si è visto costretto ad aprirsi ai meccanismi democratici finora sconosciuti: le primarie. 

A chi toccherà subentrare a Mariano lo si scoprirà oggi pomeriggio, al congresso di Madrid si arriva dopo la votazione interna degli iscritti (pochi, solo 8.000), adesso tocca ai 3 mila delegati. I contendenti sono due e la partita è serratissima, da una parte c’è Soraya Sáenz de Santamaría, la vicepresidente del governo Rajoy, leggermente in testa nelle primarie di due settimane fa e dall’altra Pablo Casado, volto giovane e più radicale, che strizza l’occhio (senza dirlo) ai movimenti populisti europei, che in Spagna finora non hanno fatto alcuna breccia. La partita è complessa, la distanza tra i due è ristretta e in pochi si azzardano a pronostici, anche se i più coraggiosi puntano qualche euro su Casado, che ha stretto alleanze pesanti con i colonnelli del partito.

La sfida è importante, non soltanto per il futuro della destra spagnola, ma anche per il Paese: chi vince oggi, infatti, sarà con tutta probabilità il candidato presidente del governo alle prossime elezioni, previste, al più tardi, per la primavera del 2020.

La perdita del governo, patita da Rajoy dopo una mozione di censura del parlamento che ha consegnato il potere al socialista Pedro Sánchez, è stato uno choc. I popolari hanno vissuto questo ribaltone (perfettamente costituzionale) come un’usurpazione e hanno sete di rivincita. Ma come un fantasma nel congresso di Madrid la convitata di pietra è la corruzione, vera causa della caduta del governo. La sentenza sul caso Gurtel, una rete di appalti assegnati a imprese amiche in cambio di ricompense a tutti i livelli, ha coinvolto il partito, condannato per aver partecipato «a titolo lucrativo» alle vicende. 

Dopo il ritorno a vita privata, Mariano Rajoy è tornato sulla scena con un discorso d’addio ad alto tasso emotivo, con parole di orgoglio del ruolo della politica («criticata da quelli che mai hanno alzato un dito per gli altri»), senza trionfalismi, ma rivendicando il pragmatismo «della moderazione». 

Ma Rajoy ha tenuto a tenere lontano l’ombra sulla sua immagine più che sfiorata dalla sentenza Gurtel: «L’esercizio della politica a volte può essere amaro e ingiusto». Coerentemente con il suo proposito iniziale, non ha voluto dare indicazioni di voto, ma è noto che l’ex premier sia seccato che il suo auspicio, «non litigate», non sia stato seguito. Il principale accusato della rottura dell’unità popolare è proprio Casado, che cercando di interpretare un voto di cambiamento ha finito per criticare l’operato dei sei anni di governo del Pp e quindi Rajoy stesso. 

Nella sfida tra Sáenz de Santamaría e Casado si confrontano mondi distanti e non solo per generazioni: lei avvocato dello Stato, con una certa popolarità in quelli che si potrebbero chiamare i poteri forti, porterebbe avanti una linea moderata, «siamo di centrodestra», ripete scandendo la parola «centro». Termine che invece scompare nei discorsi di Casado, giovane anagraficamente (classe 1981), ma legato alla vecchia guardia del partito, primo fra tutti l’ex premier José Maria Aznar attualmente al margine del Pp, ma pronto a tornare in sella.

Le proposte più dure

Le differenze sono emerse in questi giorni di campagna, Soraya aperta ai diritti civili, Pablo difensore della «famiglia tradizionale». Unanimità nel mostrare la faccia cattiva con gli indipendentisti catalani. Ma Casado è andato al di là: «Dobbiamo mettere fuorilegge i partiti che vogliono rompere la Spagna». Retorica dura, da opporre alla distensione socialista. 

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francesco olivo